Paolo Malaguti con “Il Moro della Cima” è il vincitore dell’ottava edizione del Premio Vallombrosa, promosso dal Rotary Club Firenze Valdisieve.
‘Il Moro della cima. È ben scritto e ben costruito, basato sull’incontro scontro fra la grande storia e la microstoria, con un occhio nostalgico verso il passato – spiega la motivazione della giuria -. Il dialetto avvicina al personaggio. Viene raccontato dal punto di vista dell’uomo piccolo di fronte ai grandi avvenimenti della storia”. Gli altri candidati al premio erano Stefano Mancuso con “La tribù degli alberi” e Marco Ferraguti con “L’autunno in cui tornarono i lupi”.
La cerimonia di premiazione si è tenuta nell’abbazia di Vallombrosa. Al mattino, prima della cerimonia, i finalisti hanno incontrato gli studenti dell’istituto statale “Ernesto Balducci” che hanno lavorato proprio sulle opere dei tre autori. I libri sono stati selezionati fra una rosa di quattordici libri, proposti da altrettante librerie indipendenti (Alfani, Alzaia, Florida, Fortuna, Gioberti, La Gioberti, Libreria dei Teatro Niccolini, Menabò, On the Road, Punti Fermi, Salvemini, Todo Modo, Leggermente e Malaparte ) chiamate a selezionare libri che rispondessero pienamente al tema suggerito per il 2023 dalla commissione del Premio “Ambiente ed energia, fonti di vita”.
I vincitori delle precedenti edizioni sono stati: Luciana Castellina (2014) Vinicio Capossela (2016) e Carmine Abate (2017) e il premio Strega Paolo Cognetti (2018), Daniele Zovi (2019), Federico Pace (2020/21) e Marco Balzano (2022).
Il libroPaolo Malaguti torna a raccontare la Prima guerra mondiale con gli occhi di un personaggio leggendario che, incredibile a dirsi, è esistito davvero.
Dicono che per vivere felici si debba trovare il proprio posto nel mondo: molti di noi passano la vita a cercarlo, per altri è questione di un attimo. Agostino Faccin, che tutti chiamano «il Moro», la felicità la scopre da ragazzo, tra le montagne di casa, nell’esatto momento in cui capisce che piú sale di quota e piú il mondo gli assomiglia. Quando gli propongono di diventare il guardiano del nuovo rifugio sul monte Grappa, non ci pensa su due volte. Ma la Storia non ha intenzione di lasciarlo in pace, la Grande Guerra è alle porte, e quella vetta isolata dal mondo diventerà proprio la linea del fronte.
Da quando era poco piú di un bambino, il Moro ha una sola certezza: l’unico luogo in cui si sente al riparo dal mondo è tra i boschi di larici, i prati d’alta quota, e qualche raro alpinista… Cosí, quando gli danno in gestione un rifugio, sembra che la sua vita assuma finalmente la forma giusta. Ben presto in pianura si diffonde la fama di quell’uomo dai baffi scuri e la pelle bruciata dal sole, con i suoi racconti fantasiosi e le porzioni abbondanti di gallina al lardo. E in tanti salgono fin su per averlo come guida, lui che conosce come nessun altro quell’erta scoscesa di pietre bianche e taglienti. Ma quel rifugio è sulla cima del monte Grappa, e la Grande Guerra è alle porte. Lassú tira un’aria minacciosa: intorno al rifugio il movimento è frenetico, si costruiscono strade militari e fortificazioni, arrivano in massa le vedette, i generali, i soldati. E il Moro, che in montagna si sentiva al sicuro, assiste alla Storia che sfila sotto ai suoi occhi: nel 1918 il Grappa è la linea del fronte, un campo di battaglia che non tarderà a trasformarsi in un cimitero a cielo aperto e infine in un sacrario d’alta quota. Ma quando i fucili non fumano piú e le fanfare smettono di suonare, lui, il Moro, tornerà sulla sua cima, e davanti allo sfregio degli uomini cercherà il suo personalissimo modo di onorare la sacralità della montagna. Paolo Malaguti ci regala un’altra grande storia da un passato che non c’è piú, dando voce e corpo a un mondo perduto, e portandoci lassú a respirare un po’ di libertà.
«Soprattutto all’alba, quando la luce è piú morbida e la pianura si svela piú ampia, e con lo sguardo arrivi fino alla curva del mare lontano: allora ti viene liscio credere che la vita possa davvero essere tutta cosí, giornate di sole e pascoli verdi».
Paolo Malaguti è nato a Monselice (Padova) nel 1978. È autore di Sul Grappa dopo la vittoria (Santi Quaranta 2009), Sillabario veneto (Santi Quaranta 2011),I mercanti di stampe proibite (Santi Quaranta 2013), La reliquia di Costantinopoli (Neri Pozza 2015, con cui ha partecipato al Premio Strega), Nuovo sillabario veneto (BEAT 2016), Prima dell'alba (Neri Pozza 2017), Lungo la Pedemontana. In giro lento tra storia, paesaggio veneto e fantasie (Marsilio 2018) e L'ultimo carnevale (Solferino 2019). Per Einaudi ha pubblicato Se l'acqua ride (2020 e 2023, premio Latisana per il Nord-Est ex aequo, premio Biella Letteratura e Industria, e finalista al premio Campiello), Il Moro della cima (2022, premio Mario Rigoni Stern e premio Monte Caio) e Piero fa la Merica (2023).
Per maggiori informazioni:
www.premiovallombrosa.org MSP