Sono quasi coetanei Erica Piccotti e Diego Ceretta, direttore principale dell'Ort da questa stagione. Rappresentano la 'meglio gioventù' musicale italiana, quella generazione di ventenni che sta facendosi largo nei cartelloni internazionali con merito, studio, tenacia. Spesso potendo valersi di esperienze di studio all'estero che ne hanno arricchito la consapevolezza artistica.
Erica Piccotti ne è un esempio. Oggi si perfeziona in Germania, dopo un periodo trascorso a Berna, dove è arrivata dopo essersi formata fra il Conservatorio di Roma, l'Accademia Stauffer di Cremona e la Chigiana di Siena. L'Italia, del resto, la sostiene parecchio. Per esempio l'associazione "Musica con le ali", che si dedica proprio a offrire opportunità concertistiche a giovani talenti nazionali d'ogni strumento; e quanto di lei vada fiera la nazione, lo testimonia l'onorificenza di Alfiere della Repubblica, "per gli eccezionali risultati in campo musicale in giovane età", conferitale dal Presidente Giorgio Napolitano. Tanto repertorio da camera nei suoi concerti, ma anche, ultimamente, la collaborazione con Antonio Pappano.
Diego Ceretta, classe 1996, si diploma in violino col massimo dei voti al Conservatorio di Milano nella classe di Fulvio Luciani. Studia composizione e si diploma con il massimo dei voti e la lode in direzione d’orchestra sotto la guida di Daniele Agiman sempre al Conservatorio di Milano. Tra i suoi prossimi impegni si ricordano: diversi concerti e produzioni con l'Orchestra della Toscana, sia in Toscana sia all'estero; il debutto al Teatro Regio di Parma con Il barbiere di Siviglia. Tra i prossimi impegni sinfonici: il debutto nelle stagioni de LaToscanini di Parma, del Teatro Regio di Torino, dell'Orchestra dell'Arena di Verona al Teatro Filarmonico, dell'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, dell'Orchestra Sinfonica Siciliana e dell'Orchestre National de Montpellier Languedoc-Roussillon.
Il concerto di Natale comprenderà le Variazioni su un tema rococò di Čajkovskij, partitura tanto amata quanto temuta dai violoncellisti, poiché sfida la loro abilità tecnica. Qui Čajkovskij, a fine Ottocento, si volge con nostalgia al secolo precedente, identificato con Mozart e vagheggiato come un paradiso perduto in cui trovare sollievo momentaneo dai suoi tormenti interiori.
Un Mozart idealizzato, molto differente da quello reale che invece in questo programma si manifesta con il Divertimento K. 136: piccola pagina scritta nel 1772, all'età di sedici anni, in uno stile semplice, cristallino, alla maniera italiana.
Chiude il programma la Sinfonia n. 8 di Dvořák, esponente di spicco della scuola nazionale boema. Composta nel 1889 e per la prima volta eseguita al Teatro Nazionale di Praga il 2 febbraio 1890 quando Antonin Dvořák aveva già 50 anni, predilige un approccio più descrittivo, letterario. Una sinfonia composta da quattro tempi a carattere contrapposto: Allegro con brio, Adagio, Allegretto grazioso e Allegro ma non troppo.
Wolfgang Amadeus Mozart / Divertimento per archi K.136