Prossimi incontri in programma
Mercoledì 21 febbraio ore 17.00 - Sala conferenze Sibilla Aleramo
Massimo Bucciantini, Siamo tutti galileiani, Einaudi 2023
Dialogano: Massimo Bucciantini e Paolo Bucci
Far parte della vasta e multiforme comunità dei galileiani non dipende tanto dalla professione che si svolge quanto dal pensiero che si è scelto di adottare per guardare il mondo e per comprendere il rapporto che c’è tra le parole e le cose: un pensiero rigoroso e coerente, regolato dalla semplicità e dalla precisione e animato dalla curiosità, senza i vincoli frapposti da troppe barriere disciplinari. Ce lo ha insegnato Galileo. E, dopo di lui, galileiani come Primo Levi, Italo Calvino, Daniele Del Giudice. Perché la cultura umanistica non può prescindere dalla scienza e dalla tecnologia che permeano la nostra esistenza. Né la cultura scientifica può ridursi a mera produzione tecnologica. Dirsi galileiani oggi vuol dire costruire sempre nuovi camminamenti che incrocino saperi e inneschino «sensate esperienze». Con l’obiettivo di formare donne e uomini del tempo presente: più consapevoli, e quindi più liberi di pensare e di fare.
Mercoledì 20 marzo ore 17.00 - Sala conferenze Sibilla Aleramo
Rolando Damiani, Barbarie e civiltà nella concezione di Leopardi, Mimesis 2023
Dialogano: Rolando Damiani e Gaspare Polizzi
Nel proprio “sistema” Leopardi ricorse spesso a concetti basilari stabiliti in antinomie, come l’opposizione tra barbarie e civiltà, richiamata o sottesa quando si esprimeva in prosa o in versi su epoche storiche, quali il Medioevo e il Rinascimento, o forme di governo o eventi politici nello spirito del suo tempo, come la Rivoluzione francese e i primi moti liberali. Con la grazia di un lirico capace di afflati metafisici, pari in lui a un acume critico trafiggente, sapeva essere in politicis e nella valutazione dei mai estinti “errori popolari” un fi ero polemista e un “malpensante” per autodefinizione. Questo libro indaga da otto prospettive, ordinate in capitoli, il contrasto e il confronto tra barbarie e civiltà nella varia interpretazione di Leopardi. Inalterabile è il suo postulato del modello classico generato dall’unione di logos e immaginazione: così avvenne per mimesi nel Rinascimento. Nei tempi moderni del disincanto, l’antidoto alla barbarie non è la civiltà che razionalizza del tutto la vita, ma quella in cui sia concesso a molti, come all’élite della “società stretta”, di rendere l’esistenza, esposta al continuo incremento dei saperi, una forma estetica piacevole e il meno possibile dolorosa.
Giovedì 18 aprile ore 17.00 - Sala conferenze Sibilla Aleramo
Bartolo Anglani, L’altro Rousseau. La memoria, l’impostura, l’oblio, Le Lettere 2023
Dialogano: Bartolo Anglani e Gaspare Polizzi
Chi è l’“altro Jean-Jacques”? È l’identità «delirante» alla quale Rousseau ricorre quando commette azioni strampalate incompatibili con la sua teoria dell’uomo nato buono e divenuto cattivo per colpa della società. È colui che senza alcun motivo accusa Marion di aver rubato un nastro, che cerca di diventare un vero ciarlatano impostore senza mai riuscirci, che non ammette di aver rotto il pettine di Mademoiselle Lambercier, che confessa di essere stato in tante occasioni estraneo a sé stesso. Ma chi è allora il «vero» Jean-Jacques? Rousseau tenta, nei suoi scritti autobiografici, di “dimenticare” il proprio “io” cattivo, fingendo di non sapere che quell’io è legato organicamente al suo essere. Il paradosso è che quanto più egli cerca di relegare la parte inconfessabile di sé nel buio dell’alterità e del delirio, tanto più deve parlarne e farne l’eroe della narrazione autobiografica, una specie di Pinocchio del Settecento sempre in fuga e sempre affascinato dai Lucignoli incontrati via via. Non può cancellarlo con un tratto di penna, tanto fortemente sente quanto il suo «sistema» filosofico sia ambiguo e contraddittorio e contenga dentro di sé la possibile smentita a sé stesso. Questo libro racconta, in una forma narrativa ma rispettosa dei testi, il ro-manzo della lunga lotta contro quel fratello “nero” senza il quale il monello di Ginevra non sarebbe divenuto il filosofo Jean-Jacques Rousseau.
Giovedì 23 maggio ore 17.00 - Sala conferenze Sibilla Aleramo
Mauro Ceruti e Francesco Bellusci, Umanizzare la modernità. Un modo nuovo di pensare il futuro, Raffaello Cortina 2023
Dialogano: Mauro Ceruti, Francesco Bellusci e Gaspare Polizzi
Le crisi globali mettono in discussione il futuro dell'umanità. Pandemie, catastrofi climatiche, guerra, crisi energetica, ci rivelano che viviamo in un mondo interdipendente. Se avremo un futuro, sarà un futuro planetario. Preparare questo futuro chiede un radicale cambiamento di prospettiva, che prenda congedo dal paradigma della semplificazione, e muova verso un pensiero delle connessioni e delle relazioni, verso un pensiero della complessità: l'unico adeguato ad abitare un mondo in cui tutto è connesso. Senza tale cambiamento di paradigma, continueremo a entrare nel nuovo secolo indietreggiando e tarderemo a divenire ciò che siamo: una comunità di destino planetaria.
Giovedì 13 giugno ore 17.00 - Sala conferenze Sibilla Aleramo
Fiorenza Toccafondi, Max Scheler. L'ambiente, gli altri, i valori, Mimesis 2023
Dialogano: Fiorenza Toccafondi e Stefano Poggi
Martin Heidegger definì Max Scheler “la forza filosofica più potente […] nell’Europa contemporanea”. Quella di aver sfiorato “il fenomeno della genialità” è la vivida impressione che Scheler suscitò in Edith Stein. Un metodo e uno stile di pensiero che rifuggiva ogni rigidità (a partire dalla sua accezione di fenomenologia) consentirono a Scheler di elaborare posizioni che ancora oggi mantengono intatta la loro fertilità e che attengono ai piani della sensorialità, della percezione, della dimensione emotiva, della vita morale, della teoria della conoscenza, del rapporto con gli altri. Anche attraverso il confronto con figure di primo piano come Ernst Mach, Theodor Lipps, Edmund Husserl, Martin Heidegger, il volume si concentra su alcuni dei temi salienti della fase fenomenologica del percorso di Scheler (dagli anni immediatamente precedenti alla pubblicazione della prima parte del Formalismus al 1926) senza trascurare la costruttiva attenzione riservata dall’autore al mondo delle scienze.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.