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mercoledì 25 dicembre 2024

"Femininum Maskulinum", lo spettacolo di Giancarlo Sepe al Teatro della Pergola di Firenze

23-04-2024
L’ascesa di Hitler, la ribellione degli artisti. Alcuni si esprimono negli angoli bui, nei sotterranei, altri decidono di scappare, e salvarsi la vita. "Femininum Maskulinum", il nuovo spettacolo di Giancarlo Sepe, al Teatro della Pergola di Firenze, nel Saloncino ‘Paolo Poli’, dal 23 al 28 aprile 2024, racconta di questi fuggiaschi, che avevano sognato e sperato nella Repubblica di Weimar, nelle sue promesse di libertà culturali, politiche, sessuali, di genere.

Un manifesto esplicito di questo progetto di Sepe lo si può dedurre dalle righe finali delle sue note di regia: «Sarebbe bello essere sé stessi e rimanere in un posto qualunque senza agguati o soprusi da sopportare».

Lo spettacolo, produzione Teatro della Toscana, si avvale di dodici attrici e attori: Sonia Bertin, Alberto Brichetto, Lorenzo Cencetti, Chiara Felici, Alessia Filiberti, Ariela La Stella, Aurelio Mandraffino, Giovanni Pio Antonio Marra, Riccardo Pieretti, Alessandro Sciacca, Federica Stefanelli, e con la partecipazione di Pino Tufillaro; utilizza le musiche di Davide Mastrogiovanni | Harmonia Team; fa leva sulle scene di Carlo Marino, i costumi di Lucia Mariani, il disegno luci di Javier Delle Monache.

La storia di Femininum Maskulinum, il nuovo spettacolo di Giancarlo Sepe, è ricavata dunque da vite di donne e uomini, artefici e vittime di loro stessi da quando Hitler sale al potere il 30 gennaio 1933, e il teatro e la musica e il cinema cercano di respingere le proibizioni, nascondendosi. Cantanti, attori, romanzieri, drammaturghi, ballerini e musicisti scelgono di esprimersi al buio. Thomas Mann, un Nobel, cerca di resistere e solo nel 1936 decide di lasciare la Germania con la moglie Katia, ebrea di nascita. Nel frattempo, l'omosessualità viene bandita, malgrado i tanti omosessuali nel partito di Hitler.

Giancarlo Sepe inizia giovanissimo l’attività teatrale fino a fondare, nel 1972, il Teatro La Comunità. Regista pluripremiato, ha all’attivo oltre 100 regie tra prosa e lirica ed è ospite fisso dei più importanti festival internazionali quali Nancy, Santarcangelo, il Festival di New York, Epidauro, Versiliana Festival ed il Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Note di regia di Giancarlo Sepe
La storia è scritta da donne e uomini, artefici e vittime di loro stessi. Il 30 gennaio del 1933 Hitler sale al potere e tutto quello sognato e sperato nella Repubblica di Weimar è cancellato: le promesse, le libertà culturali, politiche, sessuali, di genere. Il teatro, la musica e il cinema cercano di respingere le proibizioni sul pensiero, la patria, la famiglia e il sesso. Sono gli artisti a ribellarsi, a ritrovarsi in posti nascosti come clandestini: cantanti, attori, romanzieri, drammaturghi, ballerini e musicisti scelgono di esprimersi negli angoli bui, nei sotterranei, nei letti, nelle strade, e sono alcuni di loro che, in quel fatidico giorno, il 30 gennaio 1933, decidono di scappare e salvarsi la vita.

Thomas Mann, forte del Premio Nobel, cerca di resistere alla fuga e solo nel 1936 decide di lasciare la Germania con la moglie Katia, ebrea di nascita. Erano gli anni in cui i tedeschi guardavano all’America come alla terra dove tutto è possibile, finanche accettare la musica nera, permettere a tutti, ebrei compresi, di fare del cinema, tra questi Billy Wilder, il regista ebreo di origine austriaca che nella Berlino de 1929 dà avvio alla sua carriera, mantenendosi, lavorando da ballerino per signore sole, in una Ballsaal della capitale.

Hitler costruisce la nuova Germania desiderosa di annientare i nemici e diventare agli occhi del suo popolo la razza eletta. L’efferatezza espressa in quegli anni, con uccisioni e rappresaglie, creano paura e tracciano la strada di una perdizione che solo una guerra “persa” potrà sanare. Negli anni ’30, in America, c’era la Grande depressione e il proibizionismo che elessero personaggi come Al Capone a eroe di un dissesto morale che spesso viene assimilato al terrore nazista. Tutti fuggivano, tutti cercavano un posto dove stare e lavorare. Femininum Maskulinum racconta di questi fuggiaschi.

Thomas Mann nel giorno in cui gli viene sottratta la laurea ad honorem di Bonn e la cittadinanza tedesca, nel 1936, attacca il nazismo e rinuncia, andando via dalla sua terra, a continuare quei giochi da mago che i figli gli chiedevano prima di andare a letto, per esempio: far sparire cose e persone, in quel caso l’umanità gli sarebbe stata grata di aver salvato il mondo dalla tragedia. Ma fu lui a eclissarsi in una città del New Jersey, a Princeton. I figli di Thomas Mann, invece, furono capaci di lottare da subito contro la barbarie di chi voleva determinare la loro identità di genere. L’omosessualità era bandita e combattuta, nonostante molti omosessuali popolassero il partito di Hitler.

Quali parole sono state dette in quegli anni, quali quelle sentite attraverso muri immersi nella città, in balia di uomini e musiche che ammaliavano e atterrivano? Quali amori? Tutti inconfessabili e forti come delitti, passi di gloria e di certezze svanite, uomini e donne, sorelle e amanti, con figli degeneri o forse no. Sarebbe bello essere sé stessi e rimanere in un posto qualunque senza agguati o soprusi da sopportare.

Programma
23 aprile 2024 ore 21.00
24 aprile 2024 ore 21.00
25 aprile 2024 ore 19.00
26 aprile 2024 ore 21.00
27 aprile 2024 ore 21.00
28 aprile 2024 ore 16.00

Per maggiori informazioni: www.teatrodellatoscana.it