Nei locali del
Museo Archeologico Nazionale di Firenze (Piazza Santissima Annunziata, 9b) della Direzione regionale musei della Toscana del MiC si sta ultimando in questi giorni il
restauro dell’urna del Bottarone, una straordinaria urna etrusca policroma che è parte delle collezioni del museo fiorentino dal 1887. L’intervento conservativo è stato affidato a Daniela Manna, restauratrice di materiali lapidei, con progetto scientifico di Barbara Arbeid e con la direzione tecnica di Giulia Basilissi, entrambe funzionarie della Direzione regionale musei della Toscana del Ministero della Cultura.
Il pubblico potrà ammirare l’opera alla fine del restauro durante la speciale visita guidata in programma giovedì 28 marzo 2024, alle ore 15.30 (compresa nel biglietto di ingresso al museo).
Per la sua unicità e per il suo stato di conservazione il prezioso reperto è stato selezionato per il Bando aiuti finanziari per il restauro di beni culturali mobili – accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio Federale svizzero - risultando uno dei progetti vincitori per l’anno 2022.
L’urna è stata scoperta nel 1864 nelle vicinanze di Città della Pieve, in una località denominata il “Butarone” o “Bottarone” e, dopo essere passata sul mercato antiquario, è stata acquistata nel 1887 dal Museo archeologico di Firenze, dove venne esposta, ornata da una collana d’oro con pendente a testa di ariete posta al collo della figura femminile, in una sala del Museo Topografico allestito al pianterreno del palazzo della Crocetta.
Il 4 novembre 1966, l’urna venne travolta dall’alluvione che devastò il centro di Firenze e venne completamente ricoperta di fango; fu quindi sottoposta a un delicato restauro terminato nel 1969, durante il quale, oltre alle operazioni di pulitura, furono svolte alcune indagini diagnostiche non invasive sulle ampie tracce di policromia. Negli ultimi anni, a causa del suo stato di conservazione, l’opera non è più stata esposta e proprio in vista di un suo futuro allestimento si è deciso di sottoporla ad un nuovo restauro supportato da una vasta campagna di indagini scientifiche.
L’urna del Bottarone, realizzata in alabastro bianco con venature grigie, è un reperto di straordinaria importanza all’interno del panorama della scultura di area chiusina; è infatti l’unica rappresentazione certa di una coppia di coniugi, giacché tutte le altre a noi note raffigurano il defunto accompagnato da un demone femminile dell’aldilà. Inoltre si tratta di un monumento unico anche per un accento di tenera intimità che lo caratterizza: la coppia di sposi non solo è rappresentata insieme sul coperchio unita in un abbraccio, ma è anche sepolta in due cavità contigue scavate nella base dell’urna. Dallo studio stilistico dell’opera in generale e delle vesti in particolare, che traggono ispirazione da esperienze artistiche greche, è stata ipotizzata una datazione fra il 425 e il 380 a.C..
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