Venerdì 22 marzo 2024, alle ore 17.00, a Base/Progetti per l'arte di Firenze, in via San Niccolò 18r, si inaugura il progetto di Mario Dellavedova costituito dalla libera associazione di opere autonome - realizzate con medium differenti – che danno vita al titolo altamente evocativo: Dagli incontri casuali nascono i monumenti leggiadri. Il titolo è strettamente collegato anche all'immagine dell'invito, una fotografia scattata dall'artista durante uno dei suoi soggiorni in Messico dove ha passato gran parte del tempo negli ultimi trent’anni, che rappresenta la targa in ceramica all'ingresso della casa dove ha soggiornato Trorsky, ospite in vacanza a Taxco in Guerrero.
La mostra Dagli incontri casuali nascono i monumenti leggiadri è commentata dallo stesso Mario Dellavedova: "Non ho mai avuto uno stile per scelta... agisco sulla semplicità dell'accostamento di elementi differenti per creare un contraddittorio.Tra le opere che l'artista associa per l'occasione, creando un site specific inusuale, sono da menzionare l'opera che si sviluppa a terra con placche di argento che disegnano la scritta the time machine e che ossidandosi con il tempo ne misurano il suo trascorrere, cornici in ceramica bianca (achrome) con le pagnotte a rosetta - le stesse usate a suo tempo da Piero Manzoni - che inquadrano bugiardini di colori a olio (chrome) dipinti a mano, creando un cortocircuito con la storia dell'arte recente, fino ad un tappeto realizzato in Messico con la scritta preferirei di no, ripresa dal personaggio letterario Bartleby lo scrivano. Preferirei di no – spiega l'artista - è una delle frasi pregnanti per me. Richiama il fatto del rinunciare, rinunciare a fare le cose in maniera consapevole. Tradotto su tappeto rende meno pesante la frase introducendo un aspetto di gioco. [...] Il gioco di parole, la metafora, l’ironia sottile riportano ad un ambito concettuale che contrasta volutamente con l’aspetto a volte artigianale dei manufatti che produco o utilizzo. La mostra sarà completata da altre opere e introdotta da un intervento realizzato sulla porta a vetri dello spazio non profit di Firenze per simularne la sua rottura. Con esso, afferma l'artista, voglio creare frizione. Un dialogo tra le forme e le tensioni sociali senza cadere nella cronaca... o nel gioco... rompere una vetrina... per ottenere cosa? Tale azione dialoga con un'opera collocata nello spazio e consiste in un piccolo blocco di marmo bianco con inciso con la punta d'argento la scritta black bloc. […] Esiste un contrasto tra la raffinatezza della tecnica leggera e del materiale prezioso con una dimensione di aggressività, oltre a l’aporia è un mezzo per creare un dibattito."
Mario Dellavedova (Legnano, Milano, 1958; vive e lavora tra Taxco, Messico e Villastanza, Milano) si è laureato in architettura per poi dedicarsi all'arte impostando, fin dagli anni '90, un modello di ricerca basata sull'assenza di uno stile facilmente identificabile, dal momento che questo è intenzionalmente de-costruito a favore di molteplici chiavi di lettura. Le sue opere spaziano in diversi campi, dalla pittura alla scultura, dalle installazioni ad altri mezzi, attraverso oggetti, materiali e linguaggi provenienti sia dalle culture passate che da quelle contemporanee. La parola scritta, spesso utilizzata dall’artista, è tolta dal suo ambito culturale per essere formalizzata attraverso oggetti improbabili ma che allo stesso tempo ne caratterizzano lo stato, proponendo allo spettatore una riflessione sul ruolo dell’artista e sul linguaggio dell’arte. Il suo lavoro è stato esposto in musei e manifestazioni internazionali tra cui: Una scena emergente: artisti italiani contemporanei, Anni Novanta, Galleria d'Arte Moderna, Bologna, 1991; Museo d'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato, 1991; APERTO, Biennale di Venezia, 1993; Collezionismo a Torino, Castello di Rivoli, 1996; Tradition & Innovation, Museum of Modern and Contemporary Art, Seoul, 1997; MINIMALIA, P.S.1, New York, 1999; Belvedere Italiano: Tendencies of Italian Art 1945-2001, The Centre for Contemporary Art, Warsaw, Poland, 2001; Le Opere e i Giorni, Certosa di Padula, Salerno, 2004; Italy Made in Art, Now, Museum of Contemporary Art Shanghai, China, 2006.Tra le mostre recenti sono da ricordare: Sense Exercises / Sans Exercice, Sprovieri, Londra, 2023; L’uomo senza qualità, Gian Enzo Sperone collezionista, Mart, Rovereto, 2023; L’esca, Macte Museo d’Arte Contemporanea, Termoli, 2022; Mestica Mistica, Oratorio Madonna delle Grazie, Vigoleno, 2022; Ulisse Lineare, Galleria Zero, Milano, 2021; Was bleibet aber..., Mazzoli Project Space, Düsseldorf, 2018; Vampiri al contrario..., Gian Enzo Sperone, Sent, 2017; Signs/Words, Sperone Westwater, New York, 2017; Liberi Tutti! Arte Società in Italia. 1989-2001, Museo Ettore Fico, Torino, 2017.
BASE / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. BASE è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia, la cui attività iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in Toscana e che si fanno promotori di presentare a Firenze alcuni aspetti, tra i più interessanti dell’arte del duemila. BASE è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale.
Per maggiori informazioni: www.baseitaly.org