La presentazione della Stagione 2024-2025 di quest'anno è per l'ORT - Orchestra della Toscana un momento importante. Così come molto significativo è l'anno che ci lasciamo alle spalle. Molte cose sono successe e meritano di essere raccontate prima di svelare il nuovo programma. Così come suggerisce Renzo Piano parlando del tempio di Ise, si sta pienamente compiendo una profonda trasformazione di questa Fondazione. Un cambiamento che riguarda le persone: dall'orchestra agli uffici. Diradate le nebbie del post covid lo scenario che ci siamo trovati davanti è stato quello di un ciclo durato 40 anni che si stava inevitabilmente chiudendo, e fuori un mondo profondamente cambiato con nuove regole del gioco, sfide economiche ed editoriali inedite da affrontare.
Per l'orchestra questo ultimo anno ha segnato un profondo cambiamento con l'arrivo di molti nuovi professori. Sono stati fatti in soli due anni 13 concorsi e 12 audizioni; 9 i professori già entrati in organico, altri 7 stanno svolgendo il periodo di prova. Un incontro così come succede nel racconto di Piano: accanto ai giovani un nutrito gruppo di “senatori” ancora presenti, garantisce l'esperienza e la continuità con la gloriosa storia di questa orchestra. Guardare avanti senza dimenticare chi si è stati. Siamo ancora oggi, e più di prima, un'orchestra di persone, dove il valore del singolo si fa suono comune, unico e complessivo.
Oltre il passaggio generazionale la domanda che ci siamo posti è stata: cosa vuol dire essere un'orchestra nel 2024? Come continuare a svolgere un ruolo sociale con la propria attività - che ha per natura una sua staticità - in un mondo che cambia così velocemente? Anche in questo caso la scelta è stata quella di voler giocare la partita, non sottraendosi, ma rilanciando, uscendo dalla zona di massimo confort. Parafrasando Gustav Mahler noi crediamo che oggi un'orchestra "deve essere come il mondo: deve contenere tutto".
Siamo proprietari del Teatro Verdi di Firenze, il più grande teatro all'italiana della Toscana, da qui passano più di centomila persone l'anno per assistere ad ogni genere di spettacolo. Ogni anno realizziamo oltre 150 concerti in tutta la regione, andando sia nelle grandi città come nei piccoli borghi. Lo facciamo ad organico pieno o con numerosi gruppi da camera che abbiamo totalmente rinnovato. È naturale per noi, oltre al compito di suonare bene repertori belli, diventare veicolo di cultura a tutto tondo cercando quante più collaborazioni possibili, meglio se fuori dal nostro àmbito.
Partendo dal quartiere che ci ospita, S.Croce a Firenze, ci siamo molto aperti in città e in regione e continueremo a farlo con Enti e istituzioni affini per realizzare nuove e sempre più interessanti collaborazioni. Magari con elementi innovativi che non ricalchino vecchie abitudini ma aprano nuove prospettive. Molto positivo è stato e continuerà ad essere il lavoro svolto con Fondazione Toscana Spettacolo, i nostri "cugini" che ci distribuiscono ancora di più sul territorio e con i quali abbiamo un rapporto ormai collaudato. Con l'Opera di Santa Croce, ottimi vicini di casa, abbiamo sviluppato un lavoro di attenzione al quartiere che è appena iniziato ma che già promette molto bene. Con Fondazione CRF Firenze e Fondazione Strozzi ci sono collaborazioni editoriali sui rispettivi prodotti che hanno l'ambizione di mischiare le arti e i campi di influenza. Con la Fondazione Musica Insieme di Bologna abbiamo co-prodotto la commissione di una nuova opera di Christian Carrara, con la Scuola di Musica di Fiesole è in costruzione un ambizioso progetto su Mahler che coinvolgerà in modo organico l'Orchestra Giovanile Italiana, con la Compagnia blucinQue e il coinvolgimento del Teatro del Giglio di Lucca e del Teatro Regio di Parma, abbiamo co-prodotto un'innovativo spettacolo in cui teatro, danza, musica dal vivo, opera lirica e circo contemporaneo dialogano e si intrecciano sulla scena, per creare una nuova opera, in occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini.
Puntiamo dunque a realizzare complessivamente un progetto originale, nel rispetto della tradizione, che sia inclusivo non solo a parole. Vogliamo essere una bella orchestra, dinamica, dal suono riconoscibile. Vogliamo continuare a rappresentare un palcoscenico privilegiato per giovani direttori e solisti. Vogliamo essere capaci di incidere con la nostra azione sul territorio e nell'animo delle persone, diventando un esempio a livello nazionale nel nostro àmbito (ICO).
Non si tratta solo di intenzioni. L'anno che ci lasciamo alle spalle ci ha consegnato anche qualche dato su cui riflettere: complessivamente la sola attività al Teatro Verdi ha messo insieme 19.020 spettatori con una media di 1.057 presenze a concerto. L’aumento di pubblico rispetto alla stagione precedente è superiore al 10% sul generale, superiore al 20% per i paganti, gli incassi da biglietteria nel 2023 sono più che raddoppiati rispetto al 2022. I biglietti venduti online sono ormai oltre il 50%.
Crediamo che anche il valore della sostenibilità sia importante da perseguire. Esattamente un anno fa durante la presentazione della stagione inauguravamo il nuovo impianto luci del Teatro Verdi. In un anno ci ha fatto risparmiare 16.000 Kwatt. Con Le Vie della Musica (5 pullman per 200 persone per 6 concerti) risparmiamo al mondo 34.375 Kg di CO2 a stagione.
Discorso a parte infine per Musica Diffusa, la manifestazione (confermata per il 2024) con la quale portiamo la nostra proposta artistica in luoghi periferici di Firenze raccogliendo fondi per le mense della Caritas. L'ultima edizione 2023 è stata addirittura superiore a quella precedente con 12.800 euro raccolti che hanno rappresentato almeno 2.500 pasti caldi (oltre 4 mila gli spettatori).
Con il nostro modo di fare musica abbiamo dimostrato di poter essere molto di più di una stagione di concerti, anche se tutto comincia da lì. Ed eccoci oggi pronti a presentare quella nuova.
Punto fermo dell’ORT, il pilastro su cui si fonda la sua programmazione, è Diego Ceretta, direttore principale dall’anno scorso. Un talento, oggi ventisettenne, che negli ultimi mesi ha arricchito la sua esperienza professionale, già significativa, con debutti notevoli e successi eclatanti. La selezione della nuova compagine orchestrale spetta anche a lui, che sta lavorando per riconfigurarne la fisionomia in termini di qualità di suono, di varietà di colori, di sostanza timbrica ed espressiva, di flessibilità di fraseggio e varietà di repertorio. Perciò è importante averlo spesso sul podio: tre concerti la stagione scorsa, in questa ben cinque, ossia un terzo di quelli programmati. Solo con tale impegno un direttore principale può incidere decisamente sulla fisionomia della propria orchestra.
Dunque Ceretta inaugura la stagione il 30 ottobre con un programma incentrato su due capisaldi del repertorio sinfonico ottocentesco, pagine ‘visuali’ che intendono raffigurare in suoni soggetti letterari o scene di natura: l’ouverture Egmont di Beethoven, ispirata dal dramma omonimo di Goethe, e la Sinfonia Scozzese di Mendelssohn, che mette sul pentagramma le impressioni suscitate nel compositore dal brumoso paesaggio della Scozia. E poi c’è un capolavoro enigmatico composto da uno Schumann prossimo a finire in manicomio, il Concerto per violino, edito soltanto nel 1937, ottantaquattro anni dopo la stesura. Solista Frank Peter Zimmermann, uno dei maggiori violinisti del nostro tempo, che imbraccerà il suo Stradivari “Lady Inchiquin” datato 1711.
A Natale il secondo programma di Ceretta, incentrato su Beethoven e Wagner, il cui Idillio di Sigfrido fu ascoltato la prima volta proprio un 25 dicembre, nel 1870: era il dono di compleanno per la moglie Cosima Liszt. Nel terzo appuntamento, a marzo, Ceretta si confronta con un altro Concerto di Schumann, quello per pianoforte (suona Federico Colli, solista di rinomanza internazionale nella generazione dei trenta-quarantenni per le sue letture volutamente distanti delle convenzioni e un certo approccio filosofico al “far musica”) e con due volti diversi del Novecento: quello rivolto verso Haydn ed espresso dalla Sinfonia Classica di Prokof’ev e l’ardito modernismo sperimentale della Kammersymphonie n.2 di Schönberg. Ancora un Concerto di Schumann, quello per violoncello, si ascolta nel quarto appuntamento con Ceretta, ad aprile. Lo suona Enrico Bronzi, violoncellista che alla carriera di solista e camerista (è fondatore del Trio di Parma, in attività dal 1990), unisce quella di docente al Mozarteum di Salisburgo e di organizzatore musicale. Ma il programma comprende anche la Sinfonia n.1 di Brahms e Salvador, Impressioni Surrealiste di Fabio Massimo Capogrosso, compositore quarantenne che ha acquistato grande popolarità grazie alle colonne sonore per gli ultimi due film di Marco Bellocchio, Effetto notte e Rapito. Infine, a maggio, Ceretta dirige la Quarta sinfonia di Čajkovskij, partitura che dipinge un profondo pessimismo esistenziale, posta accanto a una rarità italiana degli anni Venti quale la Serenata op.46bis di Casella e a una prima italiana di Keiko Devaux, compositrice canadese che nei suoi lavori tematizza la vulnerabilità della scrittura, tendendo a sviluppare gesti ed esperienze musicali che lascino il pubblico sospeso, fluttuante, nel tempo e nello spazio dell’ascolto.
Al cuore dei quindici concerti della stagione vi è il repertorio austro-tedesco tra classicismo e romanticismo, da Haydn e Mozart a Brahms e Richard Strauss, con qualche incursione nel Novecento e alcune composizioni nuove, commissionate per l’occasione. È il nostro modo di adempiere alla missione regionale di divulgazione e promozione della grande musica – a prezzi accessibili, in una dimensione di confidenza quasi familiare tra musicisti e pubblico – che da sempre ci caratterizza giustificando la nostra esistenza.
Per la gran parte, facciamo conto su direttori e solisti amici, chiamati a consolidare rapporti di collaborazione che hanno dimostrato di funzionare molto bene. Per primo va citato James Conlon: autentica star del podio, il maestro americano (di origini lucane), tanto più che della nostra orchestra è direttore onorario. E una lunga, fortunata frequentazione con l’ORT può vantare il tedesco Markus Stenz, già direttore principale delle orchestre di Baltimora, di Seoul e della Radio olandese. Un musicista che maneggia a occhi chiusi la musica dell'ultimo secolo, dopo averne fatto tanta esperienza alla testa della London Sinfonietta ed esser stato scelto per prime esecuzioni di partiture firmate Henze e Kurtág. Solista del suo programma è Benedetto Lupo, pianista sempre portato sugli scudi dacché nel 1989 ha conquistato il terzo premio al Concorso “Van Cliburn”, in Texas. Nelle sue mani stanno il Concerto di Ravel e il Piccolo concerto per Muriel Couvreux di Luigi Dallapiccola, pagina poetica di rara esecuzione con cui l’ORT rende omaggio alla memoria di Luigi Dallapiccola, primo compositore in Italia a scrivere musica dodecafonica, nel cinquantenario della morte avvenuta a Firenze, presso la sua abitazione di via Romana, il 19 febbraio 1975.
Perlopiù, però, gli amici presenti nella stagione 2024/25 sono talenti giovani, interpreti dallo sguardo fresco con carriere in ascesa. È il caso di Erina Yashima, da tre stagioni presenza irrinunciabile nei nostri cartelloni. Origini giapponesi, passaporto tedesco, Yashima è prima direttrice della Komische Oper di Berlino, ricercata da grandi orchestre come quella della Radio bavarese e la San Francisco Symphony. Con lei, a suonare il Concerto per violino op.77 di Brahms, c’è l’ungherese Kristóf Baráti, “violinista che attira l’attenzione sulla musica senza richiamarne troppa su di sé”, come ha scritto un recensore. Di nuovo con noi, dopo diversi concerti assieme, è anche Niklas Benjamin Hoffmann, maestro tedesco che si è fatto le ossa come direttore assistente alla London Symphony Orchestra e adesso, dopo affermazioni importanti in competizioni internazionali (l’ultima nel 2023 nel concorso di Zagabria intitolato a Lovro von Matačić), sta man mano costruendosi una solida reputazione europea. Nel suo programma si trova Rosso Ferrari, pezzo commissionato al compositore Cristian Carrara (che conosciamo bene per essere stato nostro coordinatore artistico nel 2020/21) e fatto su misura per Mario Stefano Pietrodarchi, la cui fisarmonica solista si muove in differenti ambiti di musica e spettacolo, così che ha potuto lavorare con Andrea Bocelli e il soprano Anna Netrebko, con il clarinettista Gabriele Mirabassi e l’attore John Malkovich.
È un ritorno gradito anche quello di due direttrici formatesi in Nuova Zelanda: Tianyi Lu e Gemma New. Tianyi Lu, nata a Shanghai, è assurta a nome di punta fra i trentenni del podio dopo la vittoria, quattro anni fa, del Concorso tedesco intitolato a “Sir Georg Solti” e del “Guido Cantelli” a Novara. Suo partner per la Burleske di Richard Strauss è il pianista napoletano Roberto Cominati, virtuoso profondo e schivo la cui carriera internazionale ha preso avvio nel 1993 grazie al primo premio nel Concorso “Ferruccio Busoni” di Bolzano. In seguito Cominati è riuscito a destreggiarsi con abilità fra il concertismo e la cabina di pilotaggio degli aerei di linea, passione divenuta anche professione. A Gemma New, anche lei vincitrice del “sir George Solti” (nel 2021), è affidato il concerto di Pasqua incentrato su una composizione quaresimale per eccellenza, lo Stabat Mater di Pergolesi, partitura dalla scrittura pudica di toccante espressività. I solisti sono due fiorentini dal brillante curriculum: il soprano Eleonora Bellocci, che ha mosso i primi passi all’Accademia del Maggio, e il controtenore Filippo Mineccia, di cui si rammenta il recente debutto alla Scala e i concerti in tournée con Riccardo Muti.
Si riascolterà dopo due anni lo spagnolo Jaume Santonja, direttore principale ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano, che nel suo programma – oltre a Voci senza voce in prima esecuzione di Annachiara Gedda - sfodera un pezzo da novanta quale il Concerto per violino di Čajkovskij, solista il canadese Kerson Keong, descritto da “Le Monde” come “una miscela di spontaneità e maestria, eleganza, fantasia, intensità, che rende riconoscibile il suo suono dalla prima nota”. E poi ecco il più giovane direttore del cartellone: il ventiquattrenne Riccardo Bisatti, direttore ospite principale dell’Orchestra “Rossini” di Pesaro. Da noi ormai è di casa: l’ha guidata anche la settimana scorsa nel concerto in trasferta al Teatro del Maggio. Bisatti si confronterà con la Quattordicesima sinfonia di Dmitrij Šostakovič, introverso requiem sovietico (del 1969, l’epoca buia di Leonid Brežnev) che dipinge la morte come evento ineluttabile, tragico, crudele, assurdo: la fine di tutto, non un passaggio verso un mondo migliore. Le undici liriche musicate in russo (dovute a poeti quali Federico Garcìa Lorca, Guillaume Apollinaire, Rainer Maria Rilke) sono intonate dal soprano Alessia Panza, 26 anni, già ospite delle Filarmoniche di Vienna e Berlino, e da Fabrizio Beggi, basso di cospicua carriera internazionale.
In cartellone anche due serate speciali di spettacolo. La prima il 30 novembre (con replica pomeridiana di domenica 1 dicembre nel cartellone della Stagione Teatrale) con il debutto di Puccini Dance Circus Opera – per coro di corpi e strumenti di Caterina Mochi Sismondi – progetto nato da una co-produzione tra Compagnia blucinQue, Entroterre Festival e Orchestra della Toscana. Uno spettacolo in cui teatro, danza, musica dal vivo, opera lirica e circo contemporaneo dialogano e si intrecciano sulla scena, per creare una nuova opera in occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini, tra i più grandi compositori musicali di sempre. Lo spettacolo, che debutterà il 24 e 25 giugno al Caracalla Festival in una seconda versione “ristretta” (cinque performer, una polistrumentista e un trio d’archi), fa il suo debutto in cartellone dell’ORT nella versione Opera maior in cui le musiche, appositamente arrangiate da Francesco Oliveto, saranno eseguite dall’Orchestra della Toscana diretta da Gianna Fratta. Altro appuntamento da non perdere è quello di Carnevale a marzo, con l'eclettico Marco Pierobon che, dividendosi tra podio e tromba, ci racconta New York attraverso le melodie di Broadway e del grande musical americano e non solo: La Grande Mela.
Confermate le stesse tariffe per i biglietti singoli (tra cui i € 5,00 per gli studenti di ogni grado fino ai 25 anni) e tutte le tipologie di abbonamento - inclusa la formula del “Fai da Te Aperto” con quale è possibile comprare un certo numero di concerti (da 3 a 6) e di scegliere con calma (anche all'ultimo momento) quale ascoltare – e una novità, la Formula “Ceretta”. Già incluso nell'abbonamento Completo, per chi sceglie il “Fai da Te” c'è la possibilità di accedere gratuitamente a suggestioni musicali e incontri esclusivi in compagnia del direttore principale, a fronte della scelta di tutti e cinque i concerti con Diego Ceretta.
Riconfermata, dopo il grande successo dello scorso anno con il record di 200 iscritti, l'iniziativa Le Vie della Musica dedicata agli abitanti del Mugello, Valdisieve e Chianti, che quest'anno compie 20 anni. Abbonamento da 3 a 6 concerti con viaggio in pullman andata/ritorno offerto dalla Fondazione ORT.
E per i più piccoli non mancano gli appuntamenti del sabato pomeriggio con Tutti al Teatro Verdi!: con Varieté degli animali di Bustric, Il pupazzo di neve e lo spettacolo di e con Venti Lucenti con Omini Piccini. Sempre al pubblico delle famiglie è proposta anche la replica di Puccini Dance Circus Opera della domenica pomeriggio con una promozione dedicata: 1 adulto più 1 bambino al costo di €20,00, anziché 29,00.
La Campagna abbonamenti inizia lunedì 10 giugno 2024 per rinnovo o acquisto di nuovi abbonamenti.
È possibile acquistare il proprio abbonamento recandosi al Teatro Verdi nei giorni lunedì, martedì e mercoledì orario mattutino 10-13.
Per ulteriori informazioni: https://www.orchestradellatoscana.it - https://www.teatroverdifirenze.it