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mercoledì 25 dicembre 2024

Zubin Mehta sul podio del concerto che chiude il Festival del Maggio Musicale Fiorentino

13-06-2024
Giovedì 13 giugno 2024, alle ore 20.00, il maestro Zubin Mehta sul podio della sala a lui dedicata – alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio – per il concerto sinfonico corale che chiude l’86ª edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino. In programma le musiche di Hugo Wolf, Frédéric Chopin e Antonín Dvorák. Solista al pianoforte Alexander Gadjiev. l maestro del Coro del Maggio sarà Lorenzo Fratini. Il concerto sarà trasmesso in diretta su Rai Radio 3.
Il concerto del maestro Mehta – a pochi giorni dalle due prestigiose tournée che lo vedrà protagonista, insieme all’Orchestra e al Coro del Maggio prima in Cina a Tianjin e a Beijing ( 19, 20, 21, 22, 23 giugno 9 e poi in luglio al Festival di Lubjana – segna inoltre un altro tutto esaurito per questa edizione del Festival del Maggio.

In cartellone, in apertura alla serata, la ballata gotica Der Feuerreiter di Hugo Wolf, estratta dalla sua raccolta Zwölf Lieder nach Gedichten von Eduard Mörike e composta nel 1892: il brano narra la folle corsa di un misterioso ‘cavaliere del fuoco’ chiamato a domare l’incendio di un mulino dove troverà la morte.
Segue una delle più amate composizioni di Frédéric Chopin, il Concerto n. 2 in fa minore per pianoforte e orchestra op. 21: fu scritto tra il 1829 e l’inizio del 1830 ed eseguito per la prima volta a Varsavia il 17 marzo dello stesso anno, quando Chopin aveva da poco compiuto 19 anni. Anche se la partitura riporta la dedica alla contessa Delphine Potocka, il Concerto n. 2 fu ispirato dall’amore platonico del compositore per Konstancja Gladkowoska, un’allieva di canto del Conservatorio di Varsavia.

Protagonista al pianoforte nel Concerto n. 2 Alexander Gadjiev: fra i più valenti pianisti del panorama internazionale e vincitore di numerosi premi nel corso della sua già intensa carriera – tra cui il primo premio al Concorso Internazionale di Sydney 2021, quello del Terence Judd Award 2022, del Montecarlo “World Piano Masters” e del 42° Premio Abbiati come miglior
solista per l’anno 2022 – è al suo debutto assoluto al Teatro del Maggio. Gadjiev suona un pianoforte Shigeru Kawai SK-EX.

Chiude il concerto la Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 di Antonín Dvorák: questa nacque all’epoca dei primi successi internazionali del suo autore; e fu la Società Filarmonica di Londra a commissionare al maestro boemo questa nuova sinfonia sulla scia dei successi ottenuti durante una serie di concerti nella capitale inglese nel 1884, città dove Dvorák era conosciuto e stimato soprattutto per la trasposizione orchestrale delle Danze slave, composizioni spiccatamente folkloristiche e particolarmente apprezzate dal pubblico inglese.

Il programma:

Hugo Wolf
Da Mörike Lieder: “Der Feuerreiter”
Come altri compositori di area germanica anche Hugo Wolf si dedicò con passione al Lied, il genere che più di ogni altro rappresentava il punto d’incontro ideale tra musica e poesia. La quasi totalità della sua produzione artistica è rappresentata da Lieder, oltre trecento pagine spesso ispirate in blocco a singoli autori come Mörike, Eichendorff, Goethe. Fra questi spicca senza subbio il nome di Eduard Mörike con ben cinquantatré testi tutti messi in musica nel 1888, anno particolarmente felice e produttivo per il compositore austriaco. Fu lo stesso Wolf a dichiarare che era stato proprio Mörike ad aprirgli le porte del Lied con la bellezza della parola poetica. Nella raccolta dei Zwölf Lieder nach Gedichten von Eduard Mörike un posto di rilievo è occupato dalla ballata gotica Der Feuerreiter, di cui Wolf approntò anche una versione per coro e orchestra nel 1892. La ballata, che assume i contorni di danza macabra nella perfetta simbiosi tra descrittivismo musicale e simbologia,
narra la folle corsa di un misterioso ‘cavaliere del fuoco’ chiamato a domare l’incendio di un mulino dove troverà la morte.

Frédéric Chopin
Concerto n. 2 in in fa minore op. 21
Opera di un diciannovenne Chopin, il Concerto n. 2 in fa minore op. 21 fu composto tra il 1829 e l’inizio del 1830 ed eseguito per la prima volta a Varsavia il 17 marzo dello stesso anno. Anche se la partitura riporta la dedica alla contessa Delphine Potocka, il Concerto n. 2 fu ispirato dall’amore platonico del compositore per Konstancja Gladkowoska, un’allieva di canto del Conservatorio di Varsavia. Nel primo movimento, Maestoso, dopo l’esposizione orchestrale fa il suo ingresso il pianoforte che con un andamento di carattere improvvisativo diventa il protagonista assoluto del discorso musicale lasciando all’orchestra solo la funzione di accompagnamento. Nel Larghetto Chopin si abbandona a un fraseggio sognante e sentimentale di matrice melodrammatica mentre nell’Allegro finale sceglie di siglare il concerto con il ritmo trascinante della mazurka, danza polacca di origine popolare entrata di diritto nei salotti ottocenteschi. Oltre a essere il preferito da Chopin, che lo eseguì con maggiore frequenza rispetto al Concerto n. 1, il Concerto in fa minore fu anche tra le pagine predilette da Clara Schumann che lo interpretò nel corso della sua carriera.

Antonín Dvorák
Sinfonia n. 7 in re minore op. 70
Sintesi esemplare di tradizione colta e spirito popolare slavo, la Sinfonia n. 7 in re minore, op. 70 di Antonín Dvorák nacque all’epoca dei primi successi internazionali dell’autore. Fu la Società Filarmonica di Londra a commissionare al maestro boemo questa nuova sinfonia, sulla scia dei successi ottenuti durante una serie di concerti nella capitale inglese nel 1884, dove Dvorák era conosciuto e stimato soprattutto per la trasposizione orchestrale delle Danze slave, pagine dai tratti marcatamente folklorici particolarmente apprezzate dal pubblico inglese. Realizzata nell’arco di pochi mesi, tra dicembre del 1884 e marzo del 1885, la Sinfonia n. 7 debuttò al St. James Hall di Londra il 22 aprile del 1885 sotto la direzione dell’autore. Vicina al modello sinfonico di Brahms - di cui Dvorák aveva ascoltato poco tempo prima la Terza Sinfonia rimanendo fortemente impressionato - la Sinfonia n. 7 mostra un carattere austero ed equilibrato, soprattutto nel primo movimento, ma anche tratti tipicamente slavi riscontrabili nelle melodie espanse che animano il secondo movimento (Poco Adagio), nello scatenato ritmo di danza boema dello Scherzo, fino al tema zingaresco e appassionato che dà vita e chiude trionfalmente l’Allegro finale.


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