Dal 22 giugno al 20 ottobre 2024, MP5 entra con raffinata e perentoria iconicità all’interno del Museo Novecento di Firenze, in piazza di Santa Maria Novella, invitata dal direttore Sergio Risaliti a realizzare un’opera site specific per celebrare il decimo compleanno della giovane istituzione fiorentina.
La terza dimensione – questo è il titolo dell’opera – si dispiega come un lunghissimo nastro di figure in bianco e nero dipinte direttamente sulle pareti dei due loggiati del Museo, tra piano terra e primo piano. Una popolazione, un mondo che si snoda, nascendo alla luce e dalla luce, come una lunga partitura, una coreografia di corpi, un fregio classico che per dimensioni ricorda gli affreschi michelangioleschi sulla volta della Cappella Sistina.
La potenza comunicativa del lavoro di MP5 è nota in Italia e nel mondo. È la sua cifra linguistica, così incisiva e radicale, così perentoria e inaggirabile, così riconoscibile e difficile da dimenticare. La sua pratica non accetta facili definizioni, non pretende iscrizioni a generi e a scuole, piuttosto abbraccia l’idea di un linguaggio aperto ed inclusivo che con dolcezza e raffinata poesia rifiuta compromessi e addomesticamenti. Un linguaggio di sofisticata cultura visiva che raggiunge il cuore e fa comunità, parla alle moltitudine e mette in scena la sensualità dell’intimità, l’erotismo della differenza esibita con naturalezza e senza pudore.
Le sue opere sono state esposte in musei e gallerie tra cui La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Centro Pecci di Prato, La Tour 13 di Parigi, Il Mattatoio di Roma, la galleria Wunderkammern di Milano, la galleria Lazarides di Londra, la Dopeness gallery di Taipei. Ha realizzato opere pubbliche in Europa, Asia e Stati Uniti. Dal 2018 al 2023 con Alessandro Michele ha curato la campagna globale per la gender equality Chime for Change di Gucci. Nel 2021 ha creato il progetto Movimento-Immagine con la collaborazione del coreografo e performer Alessandro Sciarroni. Dal 2018 ha collaborato con Michela Murgia e Chiara Tagliaferri al progetto editoriale Morgana. Sono sue le immagini simbolo del movimento Non Una Di Meno.
La Terza Dimensione è un’opera unica suddivisa in due sezioni. La prima è una sequenza di figure dipinte rigorosamente in bianco e nero che occupano con una certa solennità le pareti circostanti il chiostro delle ex-Leopoldine, dall’alto in basso. Presentate in piedi e frontalmente una a fianco dell’altra, sembrano sospese e solenni in una sorta di limbo spaziale e temporale.
La struttura è paratattica ed è simile a quella dei fregi e delle composizioni classiche o medievali, come nella Teoria di Profeti, Vergini e Martiri nei mosaici di Sant’Apolinnare Nuovo a Ravenna. Come nelle opere antiche, ognuna di queste figure sembra abitare perfettamente lo spazio che le è stato assegnato, cogliendo appieno la sacralità del luogo, nei secoli dedicato alla lettura e alla preghiera, esaltando la soggettività nel suo essere una moltitudine fluida.
Nel loggiato al piano superiore, la struttura paratattica lascia il posto a una coreografia a nastro intrecciato di figure legate le une con le altre che si sfiorano, si abbracciano, si baciano. Uno srotolarsi di desideri e di affettività senza interruzione, dove tutto è espresso in pienezza, con dolcezza e sincerità senza limitazioni, vergogna, imposizione.
Dalla giustapposizione dei due capitoli di questa narrazione di corpi e gesti, restituiti con pochi sintetici tratti di colore, si ha la chiara percezione di un movimento, fisico, emotivo e spirituale. Due coreografie speculari in dialogo tra loro, che compongono un unico spettacolo al cui centro viene posto il corpo di tutti, di ciascuno di noi, un nucleo affettivo di cura intimità e desiderio. Una terza dimensione quella del titolo che forse è un rimando al Rinascimento, di cui Firenze è stata il vivaio, o che invece proprio qui a Firenze vuole trasformarsi e rifondarsi in una nuova prospettiva non più antropocentrica e patriarcale ma trans-genere che possa riconoscere, includere e agire tutte le soggettività. I corpi, da statici diventano campi dinamici, che si aggrovigliano mettendo in scena un movimento che restituisce la potenza dell’incontro fisico, della vicinanza, dell’esplorazione della propria soggettività e dei desideri più profondi, oltre l'interdetto e il rimosso. Sapere che ognuna di queste figure e di questi gesti è parte di un archivio di immagini estratte dalla filmografia porno ci fa capire come al centro della visione poetica di MP5 ci sia la bellezza del desiderio, la sacralità della soggettività e del suo corpo, la potenza dolce dell’amore che annulla la distanza tra ciò che è umano e ciò che è divino. I corpi eterogenei di MP5 non parlano di consumo sessuale ma di erotismo e di affettività, di un nuovo ordine amoroso costruito da relazioni non omologate e non sottoposte, consciamente o inconsciamente, al regime punitivo dei condizionamenti sociali e culturali.
Per maggiori informazioni: www.museonovecento.it