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mercoledì 25 dicembre 2024

Fabbrica Europa: XXXI edizione del festival di danza, musica e arti performative di Firenze

13-09-2024

Un Mediterraneo corale, popolato da corpi accesi, voci, schiavitù “liberate” e nuovi riti tecnologici. Costellato di viaggi, tradizioni, comunità, visioni, suoni e danze. Un Mediterraneo “terra di mezzo” che unisce il sopra e il sotto, il reale e l’immaginario, il maschile e il femminile, anche dove questo significa individuare traiettorie alternative al consueto, nella infinita ricerca dello scambio creativo e del sacro.

La XXXI edizione di Fabbrica Europa (Firenze - 13 settembre / 15 ottobre 2024) prosegue nella costruzione di un progetto festival dal forte impianto multidisciplinare pensato come momento di crescita individuale e comunitaria. Un territorio della condivisione di arti e saperi capace di imprimere segni che indicano strade possibili e impossibili, mostrando opere che esaltano un rapporto viscerale tra forme e significati, tra ritualità e contemporaneità, dove l’osservatore sia parte in causa anche grazie ai luoghi individuati per la visione scenica. Traiettorie del pensare e dell’immaginare percorrono Italia, Francia, Spagna, Portogallo, il Medio Oriente arrivando fino all’Asia. E dall’altra parte aprono alle diaspore delle culture latine e nere tra le Americhe, dai corpi politici del Brasile alla presa di coscienza delle voci della Black Culture. Verso il ritrovamento di parole profonde e creatrici, itineranti, antiche e future, e di formule inedite e inusuali del concetto stesso di performativo e di contemporaneo.

Spettacoli, concerti, performance, creazioni site-specific, incontri, laboratori, installazioni, abitano spazi carichi di suggestioni e teatri del territorio pensati e immaginati per ogni proposta artistica, in una geografia diffusa che unisce centro e periferie. A partire dalla sede di Fabbrica Europa, il PARC Performing Arts Research Centre, presidio culturale nel Parco Monumentale delle Cascine che si configura come il cuore pulsante del Festival e che accoglie eventi, attività e occasioni di socialità. Questa edizione segna il rinnovo di una importante collaborazione con Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino per il weekend inaugurale del Festival che propone artisti e compagnie internazionali tra i più acclamati della scena contemporanea, al Teatro Goldoni, all’Auditorium Zubin Mehta e in alcuni spazi non convenzionali del Teatro di piazza Gui. Lungo il percorso di rigenerazione e riqualificazione delle Cascine, anche il Teatro Puccini con concerti e progetti musicali di grande risonanza. Una sezione dedicata alle arti performative del panorama nazionale e internazionale trova spazio al Teatro Cantiere Florida, mentre il Chiostro degli Angeli ospita, in collaborazione con Unesco, un evento che ci restituisce la forza di una tradizione che è memoria storica del nostro paese. E ancora altri scenari disegnano la mappa cittadina: Istituto francese, Frittelli Arte Contemporanea, Murate Art District.

Con oltre un mese di Festival, 40 titoli, 68 appuntamenti, 10 spazi, più di 150 artisti di 15 paesi, Fabbrica Europa XXXI è il risultato di una rete di relazioni - locali, nazionali e internazionali - capace di consolidare un terreno fertile e di grande impatto, dando un importante apporto alla conferma di Firenze quale luogo di incontro e di confronto per culture diverse, e contribuendo alla formazione di un pubblico per eventi artistici innovativi e al di fuori dei circuiti più tradizionali. Con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze.

Il Festival 2024 si delinea come un articolato percorso multidisciplinare nella creatività contemporanea, attraversato da coordinate che narrano di ricerche e di sperimentazioni su linguaggi artistici in continua evoluzione declinati da grandi maestri e autori emergenti, di paradigmi fluidi e di sfide identitarie, di presenze femminili potenti e visionarie, di un Mediterraneo espanso che non vuole confini e che sprigiona la sua vibrante essenza di crocevia, di riti e di tradizioni dei tanti Sud, di radici e di culture afroamericane, di un presente che non dimenticando il passato costruisce il suo futuro.

IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE TEATRO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Il Festival inaugura al Teatro Goldoni il 13 e 14 settembre con invisibili di AURÉLIEN BORY, un affresco del Mediterraneo antico e attuale a partire dalla Sicilia, pensata come centro del continente d’acqua e crocevia di culture. Nell’opera “Il Trionfo della morte”, conservata nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo e a cui Bory si è ispirato, è rappresentato un mondo. Questo il punto di partenza per l’artista francese, il cui omaggio a Palermo, sulle orme di Pina Bausch, unisce teatro, danza e arte visiva di fronte a un affresco del XV secolo, di sorprendente modernità, diventato un simbolo della città e del potere salvifico dell’arte. Sul palco, quattro danzatrici, un cantante, un musicista, tutti palermitani, sfidano frontalmente le figure dipinte riprodotte su un fondale che si fa palpitante.

La cifra stilistica di Aurélien Bory, una scenografia viva e vibrante nella quale si annidano i gesti di teatrodanza, si riflette in un lavoro di grande suggestione. Un sofisticato teatro visuale e fisico le cui forme, trame e immagini avvolgono invisibili nel mistero e nella profondità. Trasponendo i flagelli di ieri ai tempi moderni, il regista ha concepito una pittura danzata del mondo, tra estasi e disillusione.

invisibili, commissionato e prodotto dal Teatro Biondo di Palermo (2023), è stato recentemente premiato con il prestigioso Prix de la Critique 2023-2024 come migliore spettacolo della stagione.

«Il pittore e il suo sguardo - spiega Bory - ci interrogano sull’arte e la sua funzione. Infatti, al di là di questa danza di colori piena di vita, di questo caos vorticoso dal quale emergono numerosi riferimenti, dello humour palpabile che sprigiona, l’affresco si propone come una sorta di consolazione. (…). Ho immaginato un fondale che riproduce il “Trionfo della morte” nelle sue dimensioni reali, sei metri per sei, le dimensioni di un teatro. L’affresco rappresenta, sullo sfondo, la peste bubbonica, flagello della storia che ha duramente colpito la città di Palermo. Ma naturalmente ho posto l’affresco nel contesto attuale, che esprime i flagelli della nostra epoca: le morti dei migranti, le guerre, le catastrofi naturali… Sulla tela, oltre ai due pittori, sono rappresentati artisti, musicisti, danzatrici. Sono esattamente gli artisti che ho incontrato per primi a Palermo. Innanzitutto Gianni Gebbia, sassofonista di fama internazionale che ha lavorato con grandi artisti, in particolare con Heiner Goebbels. Poi Chris Obehi, cantante nigeriano che ha iniziato la sua nuova vita a Palermo arricchendo il suo repertorio con canzoni in lingua siciliana. E infine le danzatrici, che ho voluto vedere come le figlie di Pina Bausch: Valeria Zampardi, Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi. Con loro l’affresco al centro della scena si anima e, attraverso la loro danza, assume un’altra dimensione».

Il palco dell’Auditorium Zubin Mehta accoglie (15 settembre) That’s All Folks! la nuova creazione, coprodotta da Fabbrica Europa, di DAMIANO OTTAVIO BIGI e ALESSANDRA PAOLETTI.

Un quartetto di interpreti di altissimo livello - Ching-Ying Chien, Issue Park, Faith Prendergast e lo stesso Bigi - si muove in una scenografia dal tratto incisivo e minimale, mettendo in dialogo danza, scienza e mito. Quattro personaggi sospesi in uno spazio indefinito, in un luogo effimero; una sorta di zona grigia che è il punto di non ritorno di un viaggio verso un non-luogo e un non-tempo, dove sono stati chiamati a sperimentare una dimensione liminale e a entrare in contatto con la propria memoria inconscia. Prima attraverso una narrazione puramente fisica che si è dispiegata in un processo graduale, poi indagando alcune forme rituali connesse ai miti di fondazione e alla cosmologia, e che operano sulla base di percorsi archetipici, arrivando a una frontiera tra irrazionale e controllo, tra logica e caos, per esplorare relazioni spaziali e dimensionali, dove ogni cosa acquista senso nel momento in cui è legata alle altre.

Ispirandosi al concetto di “orizzonte degli eventi”, lo spettacolo racconta la vertigine fisica verso l’ignoto, la caduta, l’essere improvvisamente trascinati in un tempo e in un luogo dove non esiste più un asse o una prospettiva centrale, ma dove tutto cambia a seconda di dove guardiamo.

«Questo viaggio - spiegano Bigi e Paoletti - ci ha dato l’opportunità di interrogarci sulla natura del tempo, del movimento e della instabilità. E, in bilico su questo confine, le nostre forze, insieme alle nostre fragilità, si sono rispecchiate e si sono mescolate, provando a imparare un po’ di più chi siamo». 

Nel retropalco del Teatro del Maggio (14 e 15 settembre), l’artista norvegese di origine giamaicana HARALD BEHARIE porta in scena Batty Bwoy, espressione dispregiativa usata in Giamaica per indicare le persone queer. In questo solo Beharie se ne riappropria, svelandone la vulnerabilità, in un gioco tra ingenuità e consapevolezza. Il lavoro trae ispirazione dai peggiori stereotipi, da preconcetti e fantasie legate ai corpi e alle identità queer, dai testi omofobi di alcune canzoni dance, dai film gialli italiani anni ’70, ma anche dalla resilienza delle comunità queer giamaicane e norvegesi che hanno preso parte al processo di creazione. La performance attraversa la porosità dei corpi e dei linguaggi, affronta e sfida le narrazioni sedimentate attorno alla paura del corpo queer, visto e percepito come una figura perversa, deviante, mostruosa. Evoca un essere ambivalente che esiste sul confine di un corpo precario: è potenza liberata, è gioia e vibrante energia. Beharie indaga modi alternativi di essere, danzare ed esistere, mettendo in discussione le nozioni di normatività ed esplorando ambiguità, incertezza, illusione, speranza, fragilità, intensità emotiva. Batty Bwoy ha ottenuto la nomination al premio della Norwegian Critics Association (2022) e ha vinto il Premio Hedda come miglior produzione di danza (2023).

Nella Chiostrina del Teatro del Maggio (14 e 15 settembre) CRISTINA KRISTAL RIZZO presenta Monumentum the second sleep/prima parte, il solo, interpretato da Megumi Eda, già storica danzatrice di Karole Armitage e di molti coreografi contemporanei tra cui John Neumeier, Christopher Bruce, Jiri Kylian, Lindsay Kemp, William Forsythe, Twyla Tharp e David Dawson.

Monumentum: memoria, documento, segno di riconoscimento, qualcosa che viene dal passato. Qualcosa che si sofferma e che fermando la progressione continua del flusso produttivo, si sposta nella profondità della memoria, in una sorta di anacronismo temporale. Attraversata da visioni oniriche ed esperienze corporali non verbali, come le pratiche di ipnosi guidata, questa prima parte ha un andamento temporale racchiuso in un solo danzato dalla giapponese Megumi Eda, interprete dai risvolti espressivi taglienti e neo classici. Un corpo dunque in uno slancio vitale, nel tentativo di trasformare il proprio linguaggio in un mondo di viaggi e di percorsi a zig zag, lì dove si mischiano soggettività e storia. C’è sempre una certa delicatezza nell’affrontare la solitudine di un corpo, a dispetto della solidificazione quantitativa è possibile comprendere che la materia non è stupida, cieca, meccanica, ma ha un ritmo, un linguaggio, un movimento interno e una propria organizzazione: un feeling.

LA MUSICA INTERNAZIONALE

Al Teatro Puccini, il 27 settembre, il concerto in Solo di RODRIGO AMARANTE. In molti lo conoscono per “Tuyo”, il brano scritto per la sigla della serie tv Narcos che gli ha fatto guadagnare una nomination agli Emmy e lo ha reso celebre in tutto il mondo, ma l’universo di Rodrigo Amarante è molto più ampio.

Musicista, compositore, polistrumentista brasiliano di stanza a Los Angeles, Amarante è anche noto per aver dato vita, insieme a Fabrizio Moretti degli Strokes e a Binki Shapiro, alla band Little Joy, per aver registrato e suonato negli ultimi quattro album di Devendra Banhart e per aver fondato la band Los Hermanos e il supergruppo samba Orquestra Imperial. Ha registrato, arrangiato e scritto musica con i nomi più importanti della musica brasiliana, da Gilberto Gil a Marisa Monte, ed è stato inserito da Rolling Stone tra i 100 migliori musicisti brasiliani di sempre. E tanto queste esperienze così diverse, quanto i suoi album “Cavalo” e “Drama” mostrano come l’universo di Amarante possa prendere sfaccettature molto variabili, sempre legate da una cifra squisitamente cinematografica.

Il Teatro Puccini ospita (29 settembre) Nina di FANNY & ALEXANDER, un omaggio alla vita di Eunice Kathleen Waymon, cantante, pianista, scrittrice e attivista per i diritti civili, conosciuta dalla maggior parte delle persone con lo pseudonimo di Nina Simone. La pluripremiata soprano americana e interprete Claron McFadden, partendo dai documenti audio di interviste radiofoniche e televisive e discorsi pubblici, compone un ritratto mimetico completo dell’artista Nina Simone. Grazie alla tecnica dell’eterodirezione, elemento chiave della poetica di Fanny & Alexander, Claron McFadden ne abita la voce, testimoniando le svariate manifestazioni della forza del suo carattere e spirito creativo, attraversando i momenti più salienti della sua parabola, dalla tensione poetica alla lotta per i diritti delle donne e degli afroamericani, svelando le sue fragilità e ferite più intime.

Autentico innovatore, COLIN STETSON – il 15 ottobre al Teatro Cantiere Florida - è un musicista capace di trasformarsi in un’orchestra, un acrobata del sax che con il suo stile suggestivo e intenso ha ridefinito i confini del jazz. Negli anni ha collaborato con band e musicisti del calibro di Tom Waits, Arcade Fire, Bon Iver, TV On The Radio, Feist, Laurie Anderson, Lou Reed, Bill Laswell, Evan Parker, The Chemical Brothers, Animal Collective, Hamid Drake, LCD Soundsystem, The National, Angelique Kidjo, Fink e David Gilmore. Come solista ha sviluppato un suo stile personale e unico al sassofono e al clarinetto, unendo a una grandissima tecnica la capacità di coinvolgere ed emozionare. Il suo è un rapporto quasi fisico con i suoi strumenti, soprattutto sax bassi e contralto. Del suo prossimo album, “The love it took to leave you”, in uscita a settembre, ha detto: «L’essenza sono io. È la cosa più personale che faccio e che posso fare. C’è un’evoluzione del mio corpo e delle mie capacità tecniche che continua, quindi ogni volta che faccio un altro disco, ci sono cose che avrei potuto suonare solo adesso».

AMIR ELSAFFAR, trombettista, suonatore di santur, cantante e compositore, e LORENZO BIANCHI HOESCH, performer e compositore di musica elettronica, hanno creato insieme un progetto che esplora spazi elettroacustici, maqam, armonie microtonali e strutture improvvisate. Capace di coniugare momenti onirici e delicati, tipici della musica mediorientale, con tratti ben più violenti e radicali, Inner Spaces si presenta come un concerto - il 14 ottobre a PARC - al confine tra estetiche e culture diverse, in cui l’abbandono e l’immersione sono le parole chiave. Inner Spaces, creato a Pioneer Works, New York, e alla Boulez Sala di Berlino, è prodotto da Face Foundation, in collaborazione con PS21, Pioneer Works e Ornithology Productions. L’album uscirà a fine 2024.

BLACK CULTURE

Amiri Baraka (LeRoi Jones) è una delle figure più importanti e rappresentative del movimento poetico e politico nella storia della Black Culture. “Il Popolo del Blues” è il suo testo più noto, divenuto un classico della musica e della cultura afroamericana. Scritto a metà anni Sessanta, analizza l'inestricabile intreccio che lega il blues e il jazz alla vicenda dei neri, dallo schiavismo alle lotte per l'emancipazione e i diritti civili. Tra il 2006 e il 2007 Baraka registra alcune sue poesie nel disco “Akendengue Suite” dei Dinamitri Jazz Folklore. A 10 anni dalla scomparsa del poeta, Dimitri Grechi Espinoza, Emanuele Parrini, Simone Padovani, Beppe Scardino - il 5 ottobre a PARC - dialogano con la sua voce in quattro quadri in solo, per restituire altrettanti ritratti inediti che ne mostrino profondità, sfaccettature e complessità.

Gil Scott-Heron, poeta, musicista, attivista statunitense, è conosciuto per i suoi lavori di fine anni Sessanta e inizi Settanta come autore di spoken word e per il suo attivismo militante afroamericano. Nel 1970 incide l’album dal vivo “Small Talk at 125th & Lenox” che include l’aggressiva diatriba contro i grandi mezzi di comunicazione posseduti dai bianchi e l’ignoranza della classe media americana sui problemi delle città. Sua è la composizione/bandiera “The Revolution Will Not Be Televised”. È considerato da molti uno dei padri dell'hip hop. Il 6 ottobre a PARC la contrabbassista e compositrice Silvia Bolognesi dialoga con la voce di Gil Scott-Heron, tratta da registrazioni, interviste, declamazioni, slam poetry.

LA DANZA INTERNAZIONALE

Al Teatro Cantiere Florida l’8 ottobre, Dance is not for Us, nuova creazione del coreografo libanese OMAR RAJEH che ci porta nel suo universo autobiografico, considerando la performance un atto di aggregazione e di esperienza condivisa. Il corpo danzante crea le proprie regole, strutture, ispirazioni, come gesto di speranza contro i sistemi di potere che lo disciplinano e normalizzano. Rajeh ci porta indietro nel tempo. Solo sul palco, danza e racconta di un passato intimo che non esiste più, di un’immagine ingannevole che svanisce. Un passato che non è diventato futuro, ma che è stato fermato. Immagini, significati, sentimenti, persone, momenti felici, tutto si è congelato. Come se la storia di oggi non si adattasse alle immagini della sua vita. «Potrebbe essere strano, sotto molti aspetti, - spiega l’artista - che io abbia scelto la danza in un paese che stava uscendo da una guerra civile, dalla distruzione, dalla morte. Tuttavia, la danza in quel momento sembrava essere la più rivoluzionaria, provocatoria, conflittuale. Pensavo di poter infrangere con la danza i tabù del passato e del futuro, dentro e fuori la città in cui sono cresciuto. Ho scoperto che questi tabù non sono solo di natura sociale, ma anche culturale. La danza è per noi, gli artisti. La danza appartiene alla vita quotidiana, alla strada, ai cittadini in platea».

Mario Bermúdez, coreografo di MARCAT DANCE, porta avanti la sua ricerca con un linguaggio intenso e folgorante, profondamente connesso alle emozioni e contraddizioni umane. In Averno - al Teatro Cantiere Florida il 13 ottobre - il punto di partenza è l’“Inferno” dantesco e la sua simbologia. Averno è una sorta di trance sensoriale, un viaggio in cui lo spettatore si immerge completamente, empatizzando con i performer. Un viaggio che rivela la potenza della liberazione e la nudità del nostro essere e che avvicina ogni interprete alla sua vera essenza, al suo io più intuitivo e animale. Lungo il percorso, ognuno è portato ad affrontare le parti più oscure di sé: dubbi, paure, debolezze. Ma c’è una grande forza di unità e consapevolezza dentro e tra loro: i sette performer possono vedere se stessi come un unico viaggiatore, diventando tutti specchio e paesaggio finché non scoprono di poter trovare la libertà anche nei luoghi più oscuri e sconosciuti. È un viaggio fisico ed emotivo alla riconquista della propria interiorità.

Due donne mangiano semi di girasole in un parco, un portone, un cortile. Condividono uno spazio, una conversazione, l’intimità del silenzio. In Tarànto Aleatorio - a PARC il 28 settembre - la coreografa MARÍA DEL MAR SUÁREZ, LA CHACHI e la cantante Lola Dolores trasformano una scena di vita quotidiana, nella quale il canto e la danza irrompono all’improvviso, in uno spettacolo intimo e magico. Il tarànto è una forma di flamenco originaria della zona mineraria di Almería, un canto primitivo, semplice, asciutto, senza chitarra, che nasce dall’esigenza di cantare liberamente. Con un approccio apparentemente casuale e un’interpretazione irriverente, le performer fanno emergere un lato ironico e vivace del flamenco che esce dagli schemi tradizionali.

aCORdo della brasiliana ALICE RIPOLL racconta la realtà sociale di Rio de Janeiro, una città piena di profonde disuguaglianze sociali. I quattro performer della compagnia REC, provenienti dalle favelas, sovvertono gerarchie e relazioni. In modo sottile, e apparentemente innocente, creano un nuovo ordine in cui danzatori e spettatori devono inevitabilmente riorientarsi. Chi è chi, ora? Portando in scena azioni della loro vita quotidiana, Ripoll e i danzatori ne affermano la forza e firmano una pièce suggestiva e poetica, costruita sulla semplicità e l’immediatezza. A PARC il 9 ottobre.

PROGETTI INTERNAZIONALI

CRISOL - creative processes, sostenuto dal MiC nell’ambito del programma Boarding Pass Plus, rinnova l’approccio alle arti performative e alla danza, creando occasioni di incontro tra artisti italiani e internazionali, favorendo lo scambio di pratiche e conoscenze, promuovendo consapevolezza identitaria e interculturale attraverso processi di ricerca e creazione e avviando coproduzioni insieme ai partner.

Tra queste, viene presentata nell’ambito del Festival il 2 ottobre al Teatro Cantiere Florida Something not Right di LIAN GUODONG e LEI YAN / L-Square Performance, risultato di un percorso di creazione, con performer italiani e cinesi, iniziato con una residenza a Changsha (Cina) e proseguito al MAD di Firenze. Partendo dal vissuto quotidiano, lo spettacolo esplora il concetto di “giusto” e “sbagliato” in vari contesti: riflessioni, politica, identità di genere, orientamenti sessuali, memoria collettiva e personale, storia, estetica, arte, corpo, movimenti, ritmi, tradizioni, futuro. Gli autori, insieme ai performer, sono inoltre protagonisti di un Open Studio/dimostrazione il 29 settembre al MAD.

Tra le coproduzioni di CRISOL del 2024: la co-creazione Canada/Sardegna Les Scénographies-Paysages, con la direzione di Danièle Desnoyers, presentata a luglio in Sardegna; la co-creazione Cuba/Spagna/Italia El resto del Naufragio, ideazione e coreografia di Roberto Olivan, dal 7 al 14 settembre a Bologna, Ravenna, Firenze e Cuenca (ES); la co-creazione Giappone/Italia Chair / IL POSTO, diretta dal regista Takahiro Fujita /Mum&Gypsy in settembre al Toyooka Theatre Festival (JP).

Burnt Offering di 99ARTCOMPANY, premiata come miglior produzione ai Seoul Arts Awards, in scena il 26 settembre al Teatro Cantiere Florida, si basa sulla danza tradizionale “Seungmu” e utilizza la musica coreana, la voce e il movimento per esprimere le storie contemporanee che ci bruciano dentro. In un mondo opprimente e alienante, il gesto dei danzatori, come in un nuovo rituale, diventa un sacrificio alla ricerca di senso, bellezza e pace. 99ARTCOMPANY presenta inoltre il 27 settembre a PARC A Concert of Burnt Offering, un concerto nel quale le musiciste Hwang Gina, suonatrice di Geomungo, e Lee Hwayoung, suonatrice di Gayageum, insieme ai danzatori hanno introdotto in un’opera contemporanea la musica e la danza tradizionali coreane come strumenti espressivi capaci di raggiungere una unitarietà e originalità molto speciali. 99ARTCOMPANY è stata selezionata tra le compagnie indipendenti coreane da una delegazione di Fabbrica Europa al BIPAF - Busan International Performing Arts Festival che presenta ogni anno spettacoli a Busan, seconda città più grande della Corea, e ha tra i suoi obiettivi lo sviluppo di collaborazioni internazionali, promuovendo scambi con importanti realtà della scena artistica, in particolare europea. Per il biennio 2024/25 è stata stabilita una partnership con Fabbrica Europa che a sua volta ospita al Festival una delegazione coreana per selezionare una produzione italiana che sarà presentata al BIPAF 2025.

Fabbrica Europa ospita il lancio di SHIFT, un progetto innovativo finanziato dalla sezione Cultura del programma Creative Europe della Commissione Europea. SHIFT (Shaping Harmony, Innovating Forms & Thought) mira a trasformare il modo in cui la danza viene vissuta e presentata, esplorando nuovi formati di espressione artistica e interazione con comunità e pubblico, coinvolgendo artisti, esperti e cittadini di vari paesi dell’Unione Europea e del Mediterraneo. Favorendo un passaggio dall’osservazione passiva alla partecipazione attiva e all’immersione, SHIFT indaga nuove relazioni spaziali, spostando l’enfasi dalla “estetica visiva” dei luoghi convenzionali a dinamiche di “estetica dell’azione” in spazi performativi adattabili e non dedicati. Il progetto, coordinato da Cie Omar Rajeh & Maqamat (FR), vede partner Fondazione Fabbrica Europa (IT) e Albania Dance Meeting (AL), in associazione con France Travail Scènes et Images-Auvergne-Rhône-Alpes (FR), Beit El Raqs (LB), Teatri Kombëtar Eksperimental Kujtim Spahivogli (AL). Durante le giornate di lavoro a Firenze dal 13 al 16 ottobre tra i partner, SHIFT si apre al dialogo con il pubblico attraverso una serie di incontri, dibattiti e presentazioni che esplorano i temi centrali del progetto, spazi performativi, coinvolgimento, sostenibilità, ecologia.

RELAZIONI ISTITUZIONALI: UNESCO e UNIVERSITÀ DI FIRENZE

I Pupi - in site specific del coreografo GIUSEPPE MUSCARELLO - al Chiostro degli Angeli il 10 ottobre - si immerge nella cultura siciliana, intrecciando danza, tradizione e letteratura. Calata in una dimensione narrativa, la caratterizzazione del gesto si fonde con la ricerca del personaggio che segue il filo ideale di una storia, quella dell’Orlando Furioso. Un racconto camuffato, fatto di substrati comici e drammatici e di paesaggi che compaiono e scompaiono all’istante.

Lo spettacolo si inserisce all’interno dell’intervento progettuale “Celebrare il patrimonio mondiale UNESCO - Feel Florence: dalla transizione digitale alla sostenibilità per una nuova destinazione turistica”. Nell’ambito dell’incontro annuale delle Associazioni Europee dei Siti Patrimonio Mondiale 10-12 ottobre 2024. Promosso dal Comune di Firenze - Direzione Cultura e Sport - Ufficio Firenze Patrimonio Mondiale e rapporti con UNESCO con il sostegno finanziario del Ministero del Turismo “Fondo siti UNESCO e città creative”.

NOMADIC. Canto per la Biodiversità di TELMO PIEVANI e GIANNI MAROCCOLO si inserisce in BRIGHT-NIGHT, La Notte europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori (23>29 settembre), manifestazione ideata dalla Commissione Europea per diffondere la cultura scientifica e mostrare l’impatto sociale della ricerca. A Firenze è promossa dall’Ateneo cittadino in collaborazione con istituzioni ed enti del territorio. Con le parole narrate da Pievani e i brani di artisti come C.S.I., Philip Glass, Litfiba, Claudio Rocchi, Marlene Kuntz, Gianni Maroccolo, PGR, Franco Battiato, lo spettacolo offre un’esperienza che invita alla riflessione e alla scoperta e rappresenta un ponte tra arte e scienza. Teatro Puccini, 23 settembre.

LA DANZA ITALIANA

Atto Bianco di ROBERTA RACIS è un omaggio al materno e uno studio sull’atto bianco del balletto romantico. Il colore bianco evoca rifrazioni concettuali cui la coreografa ha attinto per questo lavoro in cui danza, voce e canto strutturano l’azione. L’atto bianco è generalmente il secondo atto di spettacoli il cui libretto narra vicende a cavallo tra il mondo dei vivi e una dimensione ultraterrena: dopo la morte di un personaggio, solitamente femminile, l’aldilà si manifesta. Precursore di un’oggettivazione dei corpi, l’atto bianco si predispone, oggi, a un’indagine che riflette sul femminile facendo deflagrare l’approfondimento personale sulla fragilità e sul lutto in una serie più ampia di possibilità. Al Teatro Florida il 18 settembre.

La malinconia, una tristezza costante, profonda, inesprimibile, è stata spesso associata alle donne, considerata una sorta di “peccato di debolezza” che andava represso. Tuttavia, proprio attraverso questa tristezza contemplativa, le avanguardie femministe del XIX e XX secolo hanno abbracciato la malinconia come uno strumento per sfidare le strutture di potere delle norme sociali e per esprimere la loro lotta per l’uguaglianza. Erwartung di CRISTINA KRISTAL RIZZO con Giulia Cannas - a PARC il 4 ottobre - si innesta nello scorrere del tempo sulla figura di un doppio al femminile, evolvendosi ai confini di astrazione e figurazione, di reale e immaginario, di ciò che appare e ciò che è nascosto, manifestazione di una complessità interiore a doppia immagine e di un languore corporeo dove tutto sfuma.

Oltreconfine della COMPAGNIA XE di JULIE ANN ANZILOTTI - al Teatro Cantiere Florida il 5 ottobre - è un viaggio, e a questo tema si ispira. Viaggi reali o viaggi immaginari, dove desideri e ricordi si mescolano, suoni e musiche affiorano, messaggi vengono inviati da luoghi vicini e lontani. Valigie luminose seguono gli spostamenti in una scena astratta che accompagna gli interpreti nella dimensione del viaggio: l’ignoto, la sorpresa, la quiete, il mistero. Il progetto “Personae”, nel cui ambito lo spettacolo si inserisce, nasce nel 2000 ed è dedicato a giovani e adulti diversamente abili, con la finalità di creare momenti di condivisione e partecipazione alla vita sociale attraverso la danza e il teatro di movimento.

Lo spettacolo Inferno di ROBERTO CASTELLO, precedentemente annunciato, in accordo con la Compagnia è rinviato al Festival Fabbrica Europa 2025.

IDENTITÀ DI GENERE

Atlas da Boca della coreografa/produttrice brasiliana GAYA DE MEDEIROS - al Teatro Cantiere Florida il 28 settembre - esplora due corpi trans attraverso la bocca che, come un simbolo, diventa l’interfaccia tra pubblico e privato, tra erotico e politico, tra silenzio e parola che perdura. Interrogando le “parole-gesto”, questo lavoro indaga e approfondisce quei momenti in cui la bocca si indurisce e lascia che le parole escano ruggendo. Attivista, Gaya de Medeiros ha fondato BRABA.plataforma, piattaforma che sostiene e finanzia iniziative della comunità trans.

NUNZIA PICCIALLO presenta a PARC due lavori. W AM I is still a question: il movimento, la ripetizione e la pittura, alla ricerca di una fisicità e di un corpo che si distacchino dalla memoria del binarismo della danza e della forma (25 settembre); Lemmy B.: in una scena nuda, dove l’estetico e il politico stimolano pratiche trasformative e la drammaturgia sonora non lascia scampo, il corpo è l’unico dispositivo in grado di riconfigurare grammatiche, sovvertire canoni, esplorare il piacere e costruire alleanze (26 settembre).

SERGIO R. SUÁREZ ne La Revisión (PARC, 25, 26 settembre) ricerca un distacco dalla normatività e un uso del corpo quale strumento espressivo che valorizzi le differenze, contro ogni discriminazione. Suárez - diploma in Danza Spagnola al Real Conservatorio Profesional de Danza Mariemma e in Coreografia di Danza Spagnola e Flamenco al Conservatorio Superior de Danza María de Ávila, master in Studi LGBTIQ+ all’Universidad Complutense Madrid - indaga i codici di rappresentazione della danza spagnola e del flamenco che riguardano il genere. Per il Master in Gestione Culturale / Università Carlos III, ha condotto una sessione sulle dissidenze sex-gender e questioni LGBTIQ+ in ambito socioculturale.

Born to Lie di THREE OF PENATCELS - a PARC il 12 ottobre - celebra la meraviglia e la fragilità dell’essere fedeli a se stessə. In un ecosistema abitato da sonorità elettroniche, luci colorate ed elementi vegetali, un corpo umano sperimenta la faticosa ricerca della propria autenticità. Con voce ironica seziona norme sociali e stereotipi per sottoporre a un microscopio queer l’ecologia della menzogna.

Gli stereotipi legati ai corpi e alle identità queer sono indagati anche in Batty Bwoy del già citato artista norvegese-giamaicano HARALD BEHARIE (Retropalco del Teatro del Maggio, 14 e 15 settembre).

NUOVE GENERAZIONI

MARTA DEL GRANDI, musicista di formazione jazzistica, è una songwriter italiana cittadina del mondo. “Selva” (Fire Records) è una suite di avant-pop intrigante che, unendo sfaccettature emotive, arrangiamenti elettro-acustici e un approccio sperimentale alla forma canzone, mostra l’ambizione di creare un universo completamente nuovo che si fonda sulla forza della sua voce, collocandola tra i migliori talenti dell’attuale panorama musicale italiano. A PARC il 22 settembre.

MARTA DE PASCALIS - a PARC il 19 settembre - utilizza tape loop e sintetizzatori avanzati per creare un universo sonoro unico, guidato più dalla sua filosofia musicale che da una specifica estetica. Il contenuto melodico di De Pascalis vede le sue radici nella musica antica e rinascimentale, quasi separandola completamente dalla storia, e si arricchisce di sonorità elettroniche, astrazioni e labirintiche strutture. L’ultimo album, “Sky Flesh”, è pubblicato dall’etichetta light-years di Caterina Barbieri.

Bleah!!! è un suono che è già significato. Nell’omonima poesia visiva di Lucia Marcucci, questo gesto-suono si toglie dalla pronuncia del corpo e dilaga sulla pagina. L’immaginario dell’artista/scrittrice è l’innesco del dialogo tra la danzatrice ANNAMARIA AJMONE e la musicista LAURA AGNUSDEI che disarticolano la performatività dei ruoli sperimentando una scrittura che disattende le funzioni autoriali: la danza suona e la musica danza, il suono coreografa lo spazio, il movimento lo rimodula e moltiplica. I volumi e i gesti del sax, del corpo, dei respiri, dei tamburi, inventano zone acustiche di relazione, dove variano architetture e temperature, poetiche e affettive. Frittelli Arte Contemporanea, il 21 settembre.

In anteprima a PARC il 3 ottobre, Fine della coreografa OLIMPIA FORTUNI, un atto creativo sulla relazione con la madre biologica, spirituale, artistica e simbolica, un’indagine per trovare l’unione tra essere umano e Natura attraverso il corpo, custode di strumenti di conoscenza. «Fine - spiega l’autrice - è la traccia di una linea invisibile su cui, a un certo punto del viaggio, si è posato lo sguardo risvegliando la domanda di me bambina: come si fa a creare uno spettacolo bello quanto la Natura? Proprio i miei errare nei luoghi dove la natura è maestosa e mostruosa, tra Namibia, Ecuador, Islanda, e anche l’incontro con diverse pratiche sciamaniche hanno allenato il mio sguardo in cerca di quel segreto».

AURELIO DI VIRGILIO in Poems fa convivere corpi umani e non umani, sotto forma di calchi in argilla ed elementi scenici, per ripensare le ecologie delle relazioni e il concetto di dedica. A seguire, Umlaut di VINCENT GIAMPINO, primo studio che vuole spostare il luogo della rappresentazione sottolineando la sua ambiguità e occupandosi delle possibilità coreografiche del fuori-scena. A PARC il 20 settembre.

Perle Sparse di VASHISH SOOBAH è un’installazione sul tema del viaggio e del ritorno al proprio paese d’origine: da Mauritius all’Europa e viceversa. Una mappa geografica multimediale e immaginaria, un percorso narrativo e sensoriale tra i ricordi, una riflessione su cosa si porta con sé quando si migra, in cui l’elemento fondamentale è l’acqua, associata al movimento della diaspora. A PARC il 12 e 13 ottobre.

Brigitte et le petit bal perdu di NADIA ADDIS è un piccolo teatro in miniatura, tanto da stare dentro una scatola, che si riempie di storie, immagini, oggetti e personaggi per un magico e poetico viaggio nei ricordi. Con l’effetto intramontabile e lo stupore della poesia delle case di bambole, dello sbirciare la vita degli altri, del sentirsi piccoli in mezzo a grandiose cose minuscole, si spalanca un mondo fantastico raccontato con grande delicatezza e semplicità. Tutto parla di ironica malinconia e ricorda l’amore. Quello di una vita intera. Spettacolo per 4 spettatori a replica (Istituto francese, 25 e 26 settembre).

Lourdes di EMILIA VERGINELLI è la storia di un incontro, di più incontri. È il racconto di chi è stato e chi non è mai stato a Lourdes. C’è chi lo immagina, chi lo detesta, chi avrebbe voluto andarci per chiedere un miracolo. È una serie di dialoghi, testimonianze reali, per un’osservazione clinica del fenomeno. È una condivisione scenica per un pubblico ristretto, in un tempo dilatato scandito non solo dalle performer ma anche dallo spettatore. Un’esperienza inedita dell’abitare lo spazio scenico, del costituirsi in qualche modo come una comunità provvisoria e in continuo mutamento (Istituto francese, 2, 3 ,4 ottobre).


FABBRICA LAB

A PARC un percorso di attività laboratoriali incentrate su temi di comunità, inclusione, corpo, creatività, fragilità, disabilità, queerness, condotte da artiste e artisti nazionali e internazionali: Chiara Bersani; Sergio R. Suárez; María del Mar Suárez, La Chachi; Gaya de Medeiros; Emilia Verginelli.

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