Antonio Latella dirige
Sonia Bergamasco nel ruolo di Mirandolina, la scaltra
locandiera di
Carlo Goldoni. Al
Teatro della Pergola di Firenze,
dal 5 al 10 novembre 2024, un classico della tradizione teatrale, una commedia che riscrive la storia e, per questo, riguarda tutti.
Mercoledì 6 novembre, alle ore 18, Sonia Bergamasco e tutta la compagnia incontrano il pubblico. Coordina Matteo Brighenti. L’ingresso è libero con prenotazione online su www.teatrodellatoscana.it Un classico della tradizione teatrale, una commedia che riscrive la storia e, per questo, ci riguarda tutti. Antonio Latella dirige Sonia Bergamasco ne La locandiera di Carlo Goldoni al Teatro della Pergola dal 5 al 10 novembre, ponendo l’accento sulla straordinaria attualità del primo testo italiano in cui è protagonista una donna. Per farlo, trasforma Mirandolina in una sorta di eroina che sconfigge l’universo maschile. Corteggiata inutilmente da aristocratici sfaccendati e offesa dall'ostinata misoginia del Cavaliere di Ripafratta, la donna sa tenere a bada i nobili pretendenti e, allo stesso tempo, punire il Cavaliere, facendolo innamorare, salvo decidere, poi, di sposare Fabrizio, il suo servitore. La protagonista compie così una scelta politica: mettendo a capo di tutto la servitù, decide di nobilitare i commercianti e gli artisti, trasformando la locanda nel luogo in cui viene riscritta la storia teatrale del nostro Paese.
Note di regia"
Penso a Café Müller di Pina Bausch. Penso a una donna nata e cresciuta nella Locanda. Un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. Nel testo goldoniano il tema dell’eredità è il punto cardine di tutto. Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda. In questo credo che ci sia una inconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio. Più che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la Locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la Locanda. Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la Locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro paese si riscriverà, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti. Goldoni fa anche un lavoro sulla lingua, accentuando un italiano toscano. Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell’opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con questa opera, la abbiamo ridimensionata, cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti a un manifesto teatrale che dà inizio al teatro contemporaneo, mentre per una assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io. Spero, però, di rendere omaggio a un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana: parlo di Massimo Castri."
Antonio Latella
Per maggiori informazioni:
www.teatrodellatoscana.it Foto: Gianluca Pantaleo