Lo spettacolo, prodotto dal Teatro della Toscana, con il contributo di Gobierno de España Ministerio de Cultura INAEM, racconta le dolorose vicissitudini di un tranquillo adolescente di origini straniere che si trova ad affermare il proprio desiderio di integrazione in una società minata dalla xenofobia. Si inserisce nel più vasto progetto di scoperta e promozione della nuova drammaturgia internazionale che si tiene presso il Teatro di Rifredi già dal 2018, e che ha visto la traduzione, la rappresentazione e la pubblicazione (attraverso la casa editrice Cue press) di opere di autori come Josep Maria Miró, Sergio Blanco, Remi De Vos e Abel González Melo.
Il testo porta in scena la storia di Carlos, un adolescente di Barcellona, pienamente inserito nella comunità in cui vive e alle prese con tutti i normali problemi dei ragazzi della sua età, comprese le prime avventure sentimentali. Ma Carlos non è un autoctono. È stato adottato ancora piccolissimo e proviene da uno di quei paesi martoriati dalle guerre o dalla povertà. Eppure, Carlos si sente profondamente spagnolo e come tale lo considerano i genitori e gli amici. Ma a un certo momento deve scontrarsi con la xenofobia di una parte della società e con il freddo rigore della legge che lo porteranno addirittura in carcere. Nonostante questo, Carlos non perde mai la fiducia in sé stesso e in una società giusta e inclusiva.
Le parole dell’autore Daniel J. Meyer: "Sono arrivato dall’Argentina che avevo 21 anni. Sono argentino-tedesco-ebreo con ascendenza tedesca, polacca, moldava e russa, però della Bielorussia che forse a quel tempo era Ucraina. Mia sorella vive in Israele da 16 anni e i miei genitori da 11. Potremmo quindi dire che io ad oggi sono il più stabile della mia famiglia. Se guardiamo il mio albero genealogico, non ci sono due generazioni che abbiano soggiornato nella stessa terra per tutta la loro esistenza. Vivo a Barcellona e se mi chiedono di dove sono, rispondo: «Di qui». Mi sento di qui. La mia vita adulta l’ho vissuta tutta qui. Sono di qui, ma anche di là, con radici multiple e un’identità poliedrica che, però, è frutto di una mia scelta privata. Pubblicamente rispondo: «Sono di qui». Però, per molti continuo a essere “di fuori”. Questa opera tratta di questo. Dell’identità. Della differenza tra quello che senti di essere e quello che gli altri decidono che tu debba essere. Del dentro e del fuori."
Per maggiori informazioni: www.teatrodellatoscana.it/it/teatri/teatro-di-rifredi