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mercoledì 25 dicembre 2024

"Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2025" alla Galleria Tornabuoni Arte di Firenze

06-12-2024

Tornabuoni Arte inaugura la mostra "Antologia scelta 2025", con cui presenta al pubblico una selezione delle opere di arte moderna e contemporanea scelte nel corso dell’ultimo anno. Frutto dell’incessante lavoro di ricerca, raccolta e studio della galleria, che è riuscita a consolidare una solida rete di rapporti in ambito espositivo e culturale sia in Italia che all’estero, l’esposizione aprirà al pubblico il 6 dicembre nella sede di Firenze (Lungarno Benvenuto Cellini, 3), mentre un’ulteriore selezione sarà visibile a Milano (via Fatebenefratelli, 36) dal 13 dicembre.

Ad aprire cronologicamente la collezione, due tele di Plinio Nomellini risalenti ai primi anni del XX secolo, Luna di ottobre, del 1900 circa, dove l’artista si concentra sull’effetto della luna sui canneti, e Pastore con gregge e pecore, di poco successivo, in cui la luce, densa, prende corpo e si fa sostanza pittorica. Ma i paesaggi, a cui è dedicata una parte significativa del percorso espositivo, sono anche quelli di Carlo Carrà, tra le figure più eminenti dell’arte italiana del Novecento, presente L’albero secco, 1962, e da Ardengo Soffici, di cui è possibile ammirare due vedute toscane, Febbraio a Poggio a Caiano e Forte dei Marmi.

Il passaggio al futurismo è segnato da Velocità d’automobile + luci (studio), realizzato attorno al 1913, con cui uno dei grandi protagonisti del movimento, Giacomo Balla, sperimenta il tema del dinamismo. L’artista esplora qui come il moto di un’automobile e le luci possano essere rappresentate visivamente attraverso linee dinamiche e frammentate, cercando di catturare l’energia e la modernità del progresso tecnologico. Sua è, inoltre, la tempera su carta Balfiore - Motivo floreale per sciarpa (1925 circa), un esempio di come Balla si sia avventurato anche nell'ambito della progettazione decorativa e della moda, cui si dedicò dagli anni Dieci fino all’inizio dei Trenta.

In mostra alcune delle opere iconiche firmate dai principali protagonisti dell’arte italiana e internazionale dal Novecento ad oggi. Tra queste, Concetto spaziale, Attesa, idropittura su tela rossa di Lucio Fontana. Realizzata nel 1959, fa parte della serie dei “tagli”, espressione più celebre dello spazialismo, con i quali l’autore dava vita ad un tentativo di oltrepassare i limiti fisici della pittura tradizionale. Ancora Il Trovatore, olio su tela di Giorgio de Chirico, che riprende una delle più interessanti varianti sul tema dei manichini. Due i dipinti di Ottone Rosai, maestro fiorentino che si è profondamente nutrito della vita urbana. La prima, Concertino (Orchestrina), raffigura un piccolo gruppo di musicisti che si esibiscono in una composizione dallo spazio compatto e ben definito; nella seconda, Giocatori di biliardo (1959), Rosai immortala l’interno di una sala da gioco, sviluppando uno dei temi a lui più cari.

A testimonianza della produzione artistica di Alberto Savinio, intrisa di classicismo e di significati simbolici, ci sono Hector et Andromaque e Nettuno, risalenti agli anni ’30, dove i miti greci e romani sono riletti con una sensibilità moderna e inquietante.

Di Alberto Burri, noto per il suo contributo fondamentale all'arte informale, è possibile ammirare due opere del 1952, Tempera e Senza titolo. In quest’ultima, in particolare, la forma è generata direttamente dallo spessore della materia, composta utilizzando olio, vinavil, sabbia, sacco e collage, per trasformare il supporto in una scultura visiva e tattile. Troviamo poi le linee e le geometrie di Piero Dorazio, tra i massimi rappresentanti dell’astrattismo europeo, con la tela Lyra, del 1982-83, dove i colori vibranti si intrecciano creando un’armonia compositiva unica nel suo genere.

L’Arte povera, a cui proprio in questi mesi la Pinault Collection alla Bourse de Commerce di Parigi riserva una mostra senza precedenti, è rappresentata da Coccodrillo e Senza titolo di Mario Merz, da un Senza titolo del 2000 di Jannis Kounellis, realizzato con farfalle e piombo, e da Pierpaolo Calzolari, Mario Ceroli, Michelangelo Pistoletto e Piero Gilardi. Non mancano, inoltre, artisti recentemente celebrati da importanti esposizioni istituzionali: Pino Pascali, protagonista di una grande retrospettiva alla Fondazione Prada di Milano, di cui sono esposti due lavori emblematici, Lettere e Veliero, e Alighiero Boetti, in mostra fino a febbraio all’Accademia Nazionale di San Luca, a Roma, di cui si presentano qui quattro opere, tra cui Mimetico del 1967 e il dittico Mettere al mondo il mondo del 1975. E proprio a Boetti la Tornabuoni Arte, nella sede di Roma, dedica l’esposizione Alighiero Boetti. Cabinet de curiosités.

Una sezione è riservata agli artisti internazionali, con lavori di grande spessore storico e stilistico. Emergono il belga René Magritte, con la sua tela La gare (1922), frutto di un periodo profondamente influenzato dal Cubismo e dal Futurismo, e lo spagnolo Joan Miró, di cui Antologia scelta 2025 propone Oiseau (1972), un dipinto ad olio, acquerello, gouache e pastello che ne incarna perfettamente il linguaggio onirico, fatto di simboli astratti e colori vivaci. Non a caso è stato scelto per la copertina del volume che accompagna l’esposizione, a cura di Tornabuoni Arte, con un testo introduttivo di Gino Pisapia dal titolo Storia di una trasformazione annunciata.

Per ulteriori informazioni: info@tornabuoniarte.ithttps://www.tornabuoniart.com