L’apertura della stanza di Vasco Pratolini con la sua biblioteca privata, dopo quella di Alberto Arbasino e di Pier Paolo Pasolini, va ad ampliare il prezioso patrimonio culturale dell’
Archivio Contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Vieusseux (Palazzo Corsini Suarez, Via Maggio n° 42 - Firenze), che di recente si è arricchito con le acquisizioni dei fondi di Pietro Citati e Raffaele La Capria. Situata accanto alla stanza di Luigi Dallapiccola, questa nuova stanza cambia anche il percorso di visita dell’Archivio, dove sono ancora visitabili sia la mostra dedicata a Cesare Pavese, costituita da lettere e prime edizioni, sia
“I tasti della poesia”, l’esposizione delle macchine per scrivere di alcuni dei maggiori scrittori del Novecento: Alberto Arbasino, Pietro Citati, Oriana Fallaci, Carlo Emilio Gadda, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Prezzolini e Alberto Savinio, oltre a quella dello stesso Vasco Pratolini.
“Un grande scrittore fiorentino nel pantheon della letteratura italiana. La sala dedicata a Pratolini – dichiara Riccardo Nencini, presidente del Gabinetto Vieusseux – rende omaggio a Firenze, alle sue donne di quartiere, ai tanti Metello che lottarono contro le ingiustizie. Infine al Pratolini che da giornalista seguì anche il giro d’Italia”.“La nuova stanza – spiega Michele Rossi, direttore del Gabinetto Vieusseux –, interamente dedicata a uno dei maggiori narratori della Firenze novecentesca, fa parte del progetto che stiamo ostinatamente portando avanti per far conoscere anche ai fiorentini e agli studenti l’Archivio Contemporaneo Bonsanti, che quest’anno compie cinquant’anni di vita. Un modo per riportare nel cuore di Firenze, a San Frediano, lo scrittore che ha trascorso la maggior parte della sua vita fuori dalla sua città natale. Visse a Napoli, Torino e in altri luoghi, ma soprattutto a Roma. Una maniera anche per poter vedere da vicino i suoi oggetti privati e la sua biblioteca, composta da circa 2.600 libri, collocati originariamente nell’abitazione romana di Via Tolmino, donata al Vieusseux dalla figlia Aurelia nella primavera del 2010”."Il rione di Sanfrediano è di là d’Arno, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall’alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v’è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l’immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta", così nel romanzo del 1952 Le ragazze di Sanfrediano affiora l’Oltrarno.
E’ tra queste strade, in particolare in via Toscanella, che Pratolini comincia il ‘suo apprendistato’ culturale, grazie ad Ottone Rosai che fa scoprire al giovane Vasco (per ammissione dello stesso scrittore) “i contemporanei”, tra cui possiamo annoverare sia le opere di Piero Jahier, Aldo Palazzeschi, Federigo Tozzi, Dino Campana e Giuseppe Ungaretti, che le figure di Dino Caponi, Bruno Bècchi, Renzo Grazzini, Romano Bilenchi, Dino Garrone e Berto Ricci. Nomi e titoli che si trovano presenti – a volte con dedica autografa – nella biblioteca privata di Vasco Pratolini, la quale oggi torna nei luoghi dove essa – quasi cento anni fa – ha preso vita.
La stanza pratoliniana riprodotta nell’Archivio Contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Vieusseux viene, quindi, a profilarsi come un vero ‘ritorno a casa’, una reunion non solo con il fondo archivistico già custodito in Palazzo Corsini Suarez fin dal 1991 con la prima donazione di carte dello scrittore, ma anche con il quartiere, i rioni, le strade che hanno visto ‘crescere’ l’autore e che sono diventate parte fondamentale della sua scrittura. Duemila e seicento volumi circa arrivati nel 2010 grazie alla figlia Aurelia, ordinati in tredici sezioni che ripercorrono l’attività scrittoria e gli interessi dello scrittore, tra opere sia di letteratura italiana (alcune con dedica) che straniera (con un riguardo verso quelle in lingua francese nelle edizioni della “Bibliothèque de la Pléiade”), tra classici di secoli passati e quelli del nostro Novecento (quest’ultimo con una sezione a parte), libri d’arte, di filosofia e religione, di linguistica, di teatro e di cinema, di storia, politica, socialismo e resistenza o volumi su Firenze, la Toscana e Napoli (luoghi del cuore pratoliniani) fino alle traduzioni delle opere di Pratolini, presenti in più edizioni e in più lingue.
Tra i testi più tradotti presenti nella biblioteca, non si può non citare Metello, che nuovamente descrive queste contrade tramite gli occhi dei suoi personaggi come Caco e Metello Salani o Betto del rione di San Niccolò fino ai sanfredianini Quinto Pallesi e sua figlia Ersilia, moglie e perno costante e solido del giovane Salani. È questa una citazione dovuta, visto il cadere, tra pochi giorni, del 70esimo natale del libro edito da Vallecchi proprio ad inizio febbraio del 1955, ricorrenza questa che sarà festeggiata con due visite straordinarie alla Biblioteca Pratolini e ad altre stanze dell’Archivio il pomeriggio del 5 febbraio. Metello è, in qualche modo, il romanzo che consacra per sempre la figura di Vasco Pratolini, dato che proprio in quello stesso anno fa vincere al Nostro il Premio Viareggio a ‘furor di popolo’.
Sono le persone comuni, più che i critici, a riconoscersi nelle sue pagine e a decretarne il successo: una vera e propria nutrita schiera di ‘Metelli silenziosi’ che va, in qualche caso, pian piano ad allargare i faldoni di quella corrispondenza inviata a Pratolini che rappresenta, assieme ai manoscritti e ai dattiloscritti delle opere, una parte cospicua del fondo archivistico. Gente di quartiere, di rione, con vari livelli di cultura e di studio, che sente di dover ‘ringraziare’ lo scrittore per aver dato loro una voce. Una voce che da Oltrarno raggiunge luoghi lontani come, ad esempio, la Svezia, l’Argentina, la Russia e i Paesi dell’Est sovietico, come confermano le già citate numerose traduzioni, dalle copertine variopinte, conservate all’interno della biblioteca dell’Autore e che verranno mostrate – assieme a quelle di altri romanzi pratoliniani, a prime edizioni (emergerà soprattutto quella di Metello con dedica a Ottone Rosai), a bellissime foto, al dipinto di Nello Pratolini e a interessanti materiali d’archivio – proprio a testimonianza di questa ‘fiorentinità’ diventata patrimonio universale e trasversale e che, come tale, deve essere non solo tutelata e tramandata alle prossime generazioni, ma anche resa ‘visibile’ alla cittadinanza mediante le visite guidate all’Archivio.
Per far conoscere alla cittadinanza e agli appassionati di letteratura la stanza dedicata a Vasco Pratolini, sono organizzate, previa prenotazione all’indirizzo archivio@vieusseux.it, visite straordinarie all’Archivio Contemporaneo Bonsanti il pomeriggio di mercoledì 5 febbraio (in due turni su prenotazione: ore 15.00 e ore 16.15), durante TESTO (la mattina e il primo pomeriggio di venerdì 28 febbraio) e durante la settimana del capodanno fiorentino (mercoledì 26 e giovedì 27 marzo alle ore 15.00). Successivamente, ogni giovedì alle ore 15.00. Inoltre, nel mese di maggio, la Sala Ferri del Gabinetto Vieusseux dedicherà una serie di incontri a Vasco Pratolini per omaggiare l’autore, considerato uno dei maggiori scrittori italiani del secondo Novecento.