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martedì 01 aprile 2025

"Il fu Mattia Pascal" con Geppy Gleijeses diretto da Marco Tullio Giordana alla Pergola

25-02-2025
Dal 25 febbraio al 2 marzo 2025 al Teatro della Pergola di Firenze sarà in scena "Il fu Mattia Pascal" dal romanzo di Luigi Pirandello con Geppy Gleijeses e Marilù Prati diretto da Marco Tullio Giordana. Una “farsa trascendentale” retta sull’assurdo. Mattia Pascal dice di sé «ero inetto a tutto»: è il mirabile esemplare italiano di una generazione di inetti, senza qualità. L'uomo creduto e poi fintosi morto, quando “risuscita” si accorge che non può più essere riammesso nella società, nella famiglia, perché per la società, per la famiglia, egli è morto davvero. È la prova più scintillante del “sentimento del contrario” coniato da Pirandello.
Disonestà e purezza, vita-morte nel grande circo del conformismo sociale, che bolla come sicuro quello che non esiste e come inesistente quello che vive. Mantenendo una drammaturgia di stampo umoristico, ritroviamo nell’opera elementi riflessivi e irrazionali che interrogano il pubblico, abbattendo l’impersonalità della “quarta parete”.

Il fu Mattia Pascal, pubblicato nel 1904, è il romanzo che diede a Luigi Pirandello fama mondiale e che, in continuità con Wilde, Dostoevskij, Stevenson e contemporaneamente a Conrad, Freud, Kafka, farà dilagare nella letteratura del Novecento il tema del Doppio, del Doppelgänger, in modo così invadente da spazientire Nabokov, che lo considerava «di una noia mortale».
In realtà, nel romanzo seminale di Pirandello le vicissitudini di Mattia Pascal e del suo specchio Adriano Meis sono il contrario della noia: tanti sono i colpi di scena, e lo spazio/tempo dove si consumano in continue sovrapposizioni, da suggerire nella riduzione per la scena una chiave non realistica, e indurre la macchina teatrale a mescolarsi con il linguaggio parallelo del cinema, sviluppatosi anch’esso agli inizi del “secolo breve”.
Marco Tullio Giordana

Un uomo creduto e poi fintosi morto, quando “risuscita” s’accorge che non può essere riammesso nella società, nella famiglia, perché per la società, per la famiglia egli è morto davvero. Quale prova più scintillante del sentimento del contrario? Disonestà e purezza, vita-morte nel grande caleidoscopio della certezza sociale, che bolla come sicuro quello che non esiste e come inesistente quello che vive. E dentro una tessitura umoristica, elementi riflessivi e irrazionali sconvolgono quella quarta parete, che nel teatro, come nel romanzo, dovrebbe essere protezione d’impersonalità, come se l’autore stesso e il pubblico non esistessero.
Il significato che Il fu Mattia Pascal assume nello sviluppo dell’opera pirandelliana è ben lontano dall’essere riconosciuto ancor oggi pienamente, pur trattandosi di un’opera che ebbe grande fortuna. E, incredibilmente, pur nascendo come romanzo (e che romanzo!) è uno dei titoli teatrali pirandelliani di maggior successo, se non quello di maggior “chiamata”. È una “farsa trascendentale” retta sull’assurdo. «Il malinconico essere moderno, dall’occhio strabico, l’osservatore della vita, volta a volta cinico, amaro, melanconico, sentimentale» (Antonio Gramsci). Mattia dice di sé «ero inetto a tutto», mirabile esemplare italiano di questa generazione d’inetti, di uomini senza qualità, come Zeno Cosini di Italo Svevo.
Geppy Gleijeses
Per ulteriori informazioni: www.teatrodellatoscana.it