Il Salone di Donatello del Museo Nazionale del Bargello di Firenze riapre venerdì 18 aprile 2025 al pubblico, dopo quasi un anno di lavori di restauro e riallestimento, restituendo ai visitatori i capolavori assoluti della scultura rinascimentale che custodisce.
Con i suoi 18 metri di altezza e una superficie di 445 metri quadrati il Salone è l’ambiente più imponente del palazzo: cuore del percorso del Museo Nazionale del Bargello è un vero e proprio simbolo dell’arte rinascimentale. Sono 9 i capolavori di Donatello che vivono in questa sala: il David in marmo, il San Giorgio, il Marzocco, il celeberrimo David in bronzo, l’Attis, il Putto danzante, la Crocifissione, la Testa di uomo barbuto e la Madonna di via Pietrapiana. A questi si aggiungono il San Giovanni Battista Martelli scolpito in collaborazione con Desiderio da Settignano e altre opere solo in parte di mano dell’artista o eseguite su suo progetto, all’interno della bottega.
Accanto alle sculture di Donatello sono esposte nel Salone opere di coloro che, insieme a lui, furono i padri fondatori del Rinascimento fiorentino: Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti, di cui vediamo qui le formelle presentate al celebre concorso del 1401 per la Porta nord del Battistero fiorentino. E ancora Luca della Robbia, che stupì i suoi contemporanei con l’invenzione di quella che Vasari definì “un’arte nuova, utile e bellissima”, cioè la tecnica della terracotta invetriata. Nel Salone sono inoltre presenti artisti che di Donatello furono stretti collaboratori, come Michelozzo, oppure allievi di prim’ordine, come Desiderio da Settignano e Bertoldo di Giovanni, che contribuirono a rendere immortale la scultura fiorentina del primo Rinascimento.
2025: Il nuovo allestimento
Il progetto, coordinato dal Direttore generale Musei Massimo Osanna, è stato curato da Ilaria Ciseri, funzionario responsabile del Museo. I restauri sono stati condotti sotto la supervisione di Benedetta Cantini.
I lavori sono stati particolarmente articolati, soprattutto per la complessa struttura di ponteggi necessaria a operare in uno spazio così ampio e architettonicamente impegnativo.
L’intervento segue quelli già realizzati in altri importanti ambienti del Museo Nazionale del Bargello, tra cui la Sala degli Avori, la Cappella della Maddalena, la Sagrestia, la Sala della Scultura Medievale, il Medagliere, la Sala Barocca, la Sala Islamica e la Sala delle Maioliche, e si inserisce nel più ampio programma di restauri e riallestimenti avviato negli ultimi anni dalla precedente direttrice Paola D’Agostino nelle cinque sedi che compongono l’Istituto dei Musei del Bargello.
“Il Salone di Donatello – dichiara il Direttore generale Musei Massimo Osanna – è, a tutti gli effetti, il tempio della scultura italiana del Quattrocento: un luogo che raccoglie capolavori straordinari, testimonianza di uno dei momenti più cruciali della storia dell’arte italiana. La riapertura di questa sala monumentale, dopo significativi interventi di restauro e riallestimento, restituisce al pubblico un ambiente di eccezionale valore architettonico e un percorso espositivo rinnovato e accessibile.
Il progetto ha saputo coniugare conservazione e innovazione, migliorando la leggibilità delle opere e offrendo strumenti di fruizione inclusiva, pensati per tutti i pubblici. Determinanti sono stati anche l’introduzione di una nuova cromia per le pareti e un attento intervento sull’illuminazione, capaci di conferire nuova luce e profondità a questo spazio. È un passo importante per il Bargello, proprio in quest’anno speciale che segna la sua unione con la Galleria dell’Accademia in un unico istituto museale: un’occasione per costruire un percorso narrativo di grande suggestione, capace di raccontare, in modo ancora più efficace, la straordinaria vicenda del Rinascimento italiano – e di Firenze, che ne fu una delle grandi capitali. Un particolare ringraziamento a Paola D’Agostino, precedente Direttrice, con la quale questa grande avventura ha avuto inizio”.
“Siamo molto soddisfatti del risultato di questi lunghi mesi – spiega Ilaria Ciseri, funzionario responsabile del Museo Nazionale del Bargello -: i lavori di restauro hanno dato nuova vita alle pareti del Salone, ambiente monumentale che è il cuore storico del palazzo e ‘dimora’ di capolavori tra i più noti al mondo. Progettare e mettere in atto il nuovo allestimento è stata altresì un’impresa non indifferente, un complesso lavoro di squadra che ha coinvolto in un crescente entusiasmo professionalità interne ed esterne al museo. L’intento è stato di migliorare l’assetto espositivo con poche ma significative modifiche, ottimizzare - per la prima volta all’interno del museo – i parametri statici di alcune sculture con dispositivi antisismici e aggiornare le tradizionali didascalie con sistemi multimediali di moderna generazione, per un’accessibilità sempre più inclusiva”.
Il nuovo allestimento comprende 65 opere e si distingue per una serie di scelte progettuali volte a migliorare la fruizione, la leggibilità e la sicurezza delle sculture esposte.
Tra le principali novità spicca la disposizione dei due David di Donatello: il David in bronzo, collocato al centro della sala a sottolinearne il ruolo di autentica icona del museo, e il David in marmo, ora accostato al San Giorgio. La nuova collocazione dei due David consente un confronto diretto tra le opere, emblematico della rapida evoluzione stilistica dello scultore.
Ripensata anche la posizione dell’Attis di Donatello e del David del Verrocchio, anch’essi ricollocati nell’ambito di un allestimento che punta a restituire maggiore coerenza narrativa e leggibilità al percorso espositivo.
Un’ulteriore novità riguarda le basi espositive delle cinque sculture collocate al centro della sala. Le opere sono infatti installate su pedane dotate di dispositivi antisismici e antiribaltamento, integrati all’interno di una struttura in acciaio.
Il sistema prevede un telaio di diffusione posizionato lungo gli spigoli perimetrali, equipaggiato con suole in materiale speciale progettate per assorbire e smorzare le vibrazioni generate da un eventuale evento sismico, contribuendo così alla massima tutela delle sculture esposte.
Gli apparati didattici del Salone sono stati completamente rinnovati e aggiornati. Ogni didascalia è ora dotata di un QR Code, tramite il quale i visitatori possono accedere, dal proprio smartphone, a schede descrittive sintetiche, disponibili sia in italiano che in inglese, in formato testuale o audio.
La versione audio consente una fruizione agevolata anche per i visitatori ipovedenti, mentre, a partire da maggio, il museo metterà a disposizione, gratuitamente, opuscoli in braille dedicati ai principali capolavori di Donatello, garantendo così un’esperienza il più possibile inclusiva e accessibile.
Nell’ottica di una valorizzazione di più ampio respiro, volta a garantire maggiore coerenza narrativa, una migliore distribuzione spaziale delle opere e un rafforzamento del legame con i contesti di origine, alcune sculture sono state ricollocate nelle sedi di provenienza.
È il caso dello Stemma Martelli di Desiderio da Settignano, che sarà presto fruibile al Museo di Casa Martelli, e delle due Sibille di Michelozzo, già da alcune settimane visibili al Museo di Orsanmichele.
L’Annunciazione, recentemente attribuita a Walter Monich, è stata invece concessa in deposito al Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, consentendone la ricomposizione con il patrimonio storico-artistico del proprio territorio.
Hanno invece trovato una nuova collocazione all’interno del Bargello il San Giovanni Battista in marmo di Francesco da Sangallo, spostato nella Sala Michelangelo, e l’Eros in bronzo, già attribuito alla bottega di Jacopo Alari Bonacolsi, detto l’Antico, ora trasferito nella Sala dei Bronzetti con una nuova attribuzione a Guglielmo della Porta.
Cenni storici
Il Salone di Donatello appartiene al nucleo più antico del palazzo del Bargello, costruito a partire dal 1255. Era in origine la grande Sala dell’Udienza in cui si riunivano il Consiglio presieduto dal Podestà, le autorità cittadine e i rappresentanti del popolo. Qui fu pronunciata nel 1302 la condanna a morte in contumacia di Dante Alighieri e decretato il suo esilio perpetuo.
Nei quasi tre secoli in cui il palazzo fu trasformato in prigione – dal 1574 al 1857 – da questo vasto ambiente erano state ricavate 32 celle disposte su quattro piani e una piccola cappella.
Nel 1840, la scoperta degli affreschi giotteschi con il ritratto di Dante nella vicina Cappella della Maddalena attirò l’attenzione sulla fatiscenza del palazzo e sulla necessità di un radicale recupero architettonico.
I restauri, seguiti dall’architetto Francesco Mazzei, iniziarono nel 1858 e terminarono nel 1865, in vista dell’inaugurazione del palazzo come sede del primo Museo Nazionale italiano, nello stesso anno in cui Firenze divenne capitale del Regno d’Italia.
Tra i vari interventi che ripristinarono la struttura antica del palazzo, quello del Salone di Donatello fu il più spettacolare: fu recuperato il volume imponente della sala, che venne decorata con pitture parietali ispirate ai frammenti di affreschi medievali superstiti.
Gli allestimenti dall’Ottocento ad oggi
Nell’allestimento più antico, il Salone – all’epoca denominato “Gran Sala” – ospitava celebri gruppi scultorei del Cinquecento, con opere di Michelangelo, Vincenzo de’ Rossi, Giambologna, Vincenzo Danti, e il quattrocentesco David in marmo di Donatello.
Nel 1886, per celebrare il V centenario della nascita di Donatello, fu progettata una memorabile mostra, che ebbe luogo l’anno successivo, nel 1887: da quel momento il Salone avrebbe portato per sempre il nome dell’artista.
L’esposizione donatelliana vide riunite tutte le opere di Donatello già presenti nel museo, altre giunte da fuori Firenze e numerosi calchi in gesso di originali non prestabili, primo fra tutti il calco a grandezza naturale del Monumento equestre al Gattamelata, che rimase al centro del Salone fino al 1928.
Nel corso dei decenni, smantellato gradualmente il nucleo ‘didattico’ di copie, l’allestimento del Salone si è arricchito con opere di scultori coevi a Donatello, come Luca della Robbia e Lorenzo Ghiberti, o di suoi allievi, come Desiderio da Settignano e Bertoldo, anche grazie a nuove acquisizioni.
A differenza di altre sale del museo, il Salone di Donatello non ha mai subito trasformazioni radicali che ne abbiano modificato l’assetto espositivo, se non attraverso frequenti e minime variazioni nel tempo. Negli ultimi decenni del Novecento, le opere erano distribuite sull’intera pianta della sala, fino a occupare lo spazio antistante l’ingresso dal Verone.
All’inizio degli anni Duemila, anche in considerazione della crescita progressiva dei visitatori, si rese necessario un nuovo assetto, orientato a garantire una migliore fruibilità e percorribilità da parte del pubblico. Lo spazio fu così organizzato in due navate ideali, con le opere disposte secondo una logica che favorisse il confronto tra artisti diversi o tra opere dello stesso scultore, facilitando la lettura del percorso. La grande mostra Donatello: Il Rinascimento del 2022, organizzata dai Musei del Bargello e dalla Fondazione di Palazzo Strozzi, in collaborazione con gli Staatliche Museen di Berlino e con il V&A di Londra, ha comportato una trasformazione del Salone di Donatello, che, seppure temporanea, ha offerto spunti di riflessione risultati significativi nell’elaborazione dell’intervento attuale, volto a rinnovarne l’organizzazione e ad aggiornarne i criteri espositivi.
Il restauro del Salone
Il restauro ha interessato quasi 2.000 metri quadrati di superfici, comprendendo pareti, volte, decorazioni architettoniche ed elementi lapidei. L’intervento, articolato e basato su un’intensa attività di studio e ricerca, ha avuto come obiettivi la conservazione delle superfici storiche, il consolidamento strutturale e la valorizzazione dell’ambiente.
Superfici intonacate e dipinte. Le pareti e le volte sono state oggetto di una prima pulitura a secco, seguita da un trattamento con soluzioni a base di acqua deionizzata e reagenti specifici per la rimozione delle impurità. Le zone di intonaco decoeso sono state individuate e mappate, quindi consolidate mediante stuccature e iniezioni di malte idrauliche. Dai saggi stratigrafici non sono emerse tracce di tinteggiature precedenti: è stato quindi scelto un nuovo colore, compatibile con la cromia originale, applicato con velature a base di calce sulle pareti e sulle volte, che ha conferito una nuova luce all’ambiente e contribuito a valorizzarne l’ampiezza e l’armonia architettonica.
Decorazioni e superfici lapidee. Le decorazioni sui costoloni e sulla balza sono state integrate pittoricamente con un intervento mimetico per restituire unità visiva, dopo la rimozione di vecchie ridipinture. Sono stati inoltre puliti tutti gli elementi in pietra, inclusi i pilastri in pietra forte, le finestre e gli scalini.
Consolidamento strutturale. Un intervento strutturale ha riguardato la grande bifora sulla parete sud, lesionata nella parte alta: il consolidamento dell’arco è stato realizzato grazie alla collaborazione tra lo studio d’ingegneria Sertec e la direzione tecnica dell’impresa di restauro PT Color.
Restauri alle opere. Durante i lavori sono stati effettuati restauri anche su alcune opere esposte nel Salone: Il tondo in terracotta invetriata di Luca della Robbia, Madonna delle Cappuccine, è stato pulito e liberato da vecchi interventi non più ritenuti idonei. Sono state integrate le lacune e riordinate le cromie. Il San Giovanni Battista in bronzo attribuito a Michelozzo di Bartolomeo ha rivelato, durante la pulitura, consistenti tracce di doratura. L’intervento è stato adattato a questa interessante scoperta: le zone dorate sono state pulite con laser, quelle non dorate con mezzi meccanici, e le superfici protette con un prodotto specifico per garantire la tenuta della foglia d’oro.
Per maggiori informazioni: www.museidelbargello.it