Città di Firenze
Home > Webzine > Outsider Art e Arte Irregolare: "Umani" dei Chille all'ex manicomio di San Salvi a Firenze
mercoledì 15 ottobre 2025

Outsider Art e Arte Irregolare: "Umani" dei Chille all'ex manicomio di San Salvi a Firenze

11-10-2025

A Firenze San Salvi, sabato 11 ottobre 2025 - all’interno del Festival dell’Outsider Art e dell’Arte Irregolare - debutta, ore 20.30 e 22.30, la nuova produzione della compagnia Chille de la balanza, da oltre venticinque anni residente nell’ex-manicomio di San Salvi.

Il titolo è semplice, diretto, necessario: UMANI. Nel 2026 lo spettacolo sarà presente anche in Festival in Francia e Belgio. Nasce dai dipinti, disegni e diari di Francesco Romiti, straordinario Artista irregolare: alcune sue opere sono oggi al prestigioso Trinkhall Museum di Liegi.

UMANI è uno spettacolo di e con Sissi Abbondanza e Claudio Ascoli, con musiche originali di Dario Ascoli, immagini e video di Marco Triarico.

Non è un omaggio biografico né una celebrazione estetica: non si mette in scena l’uomo-Francesco Romiti, artista irregolare, quanto la sua visione, la sua urgenza espressiva, la sua “creazione” come atto etico, necessario, umano.

Lo spettacolo nasce dalla volontà di comunicare – e far vivere – una visione del mondo capace di restituire valore all’essere umano nella sua imperfezione, fragilità e resistenza.

L’obiettivo dichiarato è quello di contribuire alla nascita – o alla riscoperta – di una comunità consapevole dell’importanza dell’essere umani, oggi più che mai messa a rischio dalla spersonalizzazione sociale e dall’omologazione culturale.

Ispirato dalle opere e dagli scritti di Romiti, UMANI si muove tra linguaggi differenti: teatro, musica, video, suono, pittura e gioco, nel solco di un’arte che rompe le gabbie disciplinari. È questa la cifra della compagnia Chille de la balanza e della figura di Romiti: ponte tra tradizione e contemporaneità, artista ai margini ma mai marginale, voce dissonante e profondamente necessaria.

Francesco Romiti è stato un artista irregolare e radicalmente umano. Nato nel 1933, la sua vita è segnata da traumi, ribellioni, amori assoluti e una coerenza disarmante: non ha mai voluto vendere le sue opere, perché – diceva – “l’arte non si può vendere perché non si può valutare con il denaro”. Vive ai margini, in povertà, ma dipinge ovunque: sul retro dei volantini, su pezzi di legno raccolti per strada. Non cerca riconoscimenti, non frequenta il mercato dell’arte, ma continua a creare come gesto vitale, come forma di resistenza e salvezza.

In Romiti, come scrive lo storico dell’arte Tomaso Montanari, "c’è una santità fondata sulla pratica di una radicale verità: un uomo che, in una Firenze piegata al mercimonio della bellezza, ha scelto invece la verità di una bellezza inquieta, mai compiacente. La sua opera è un’invocazione continua all’umanità: centinaia di volti, ritratti e deformati, si affollano sulle superfici come un diluvio emotivo". 

Secondo la storica dell’Outsider Art Eva Di Stefano, "Romiti non è un artista ingenuo, né un 'folle': è lucido, consapevole, attento agli altri. Ha scelto un confine e ne ha fatto casa, linguaggio, arma poetica.

UMANI raccoglie tutto questo e lo rilancia in scena: non è una mostra, non è una biografia teatrale, ma un’azione collettiva che invita lo spettatore a guardarsi – e guardare – con occhi nuovi. A riconoscere la bellezza nell’incompiutezza, a sentire l’arte come luogo di incontro e verità.

Le creazioni visive di Romiti prendono vita attraverso i video di Marco Triarico, impreziositi dalle musiche originali di Dario Ascoli che così le racconta: “L’impatto con le opere di Francesco Romiti è stato devastante e l’idea di poter trasfigurare in musica le emozioni, le suggestioni, i graffi e persino gli schiaffi al senso comune che l’Artista impartiva con il suo tratto è stato per me un imperativo. La sfida che più mi ha coinvolto è stata quella di musicare le ultime pagine del suo diario, nelle quali Romiti voleva sottrarre alla parola l’immagine di una finitezza di vita contro la quale strenuamente combatteva, riducendo perciò il testo a delle frantumate sillabe o alle sole iniziali delle parole”.

Le esecuzioni musicali sono state realizzate dall'ensemble strumentale e corale dell'Associazione Firenze Musica, diretto da Concita Anastasi. La presa del suono e la post-produzione sono state curate da Francesco Lascialfari.

Le luci di Sandro Pulizzotto completano la costruzione di un ambiente immersivo che invita lo spettatore a un’esperienza più che a una visione.

In definitiva, nel cuore dello spettacolo c’è un atto di fiducia: quello dell’artista che si affida all’arte come salvezza, e quello della compagnia che decide di trasformare quell’affidamento in azione scenica. Romiti, outsider e testimone di una marginalità attiva, ci consegna – tramite il lavoro dei Chille – una domanda bruciante e senza tempo: cosa significa, oggi, essere umani?

Lo spettacolo non offre risposte, ma traccia possibilità. E nel farlo, costruisce legami, apre spazi di ascolto, moltiplica le domande. È un atto teatrale e sociale insieme, un invito a non voltarsi dall’altra parte.

Dalla periferia di un mondo artistico spesso autoreferenziale, Romiti e i Chille indicano una via alternativa, più faticosa forse, ma più autentica. Una via che attraversa l'arte per arrivare all’umano.

Per maggiori informazioni: https://chille.it